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Parliamo ancora del Lamburghi

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia "Parliamo ancora del Lamburghi" di Gordiano Lupi. Disegno concesso da Massimo Panicucci

Illustrazione di Massimo Panicucci

Ho visto il bel disegno di Massimo Panicucci (che pubblichiamo) contornato dalla didascalia del grande Franco Biegi. Mi sono subito detto che del Lamburghi bisognava parlare ancora, anche se molto è stato scritto, ma credo che i giovani non sappiano niente di un singolare personaggio piombinese che è diventato un modo di dire. La mia generazione si è sentita ripetere a più non posso la solita domanda da genitori e nonni: “Non farai mica come Lamburghi che si fissò con la murena?”. Interrogativo retorico tutto piombinese che risale agli anni Trenta.

Ma chi era Lamburghi? Prima di tutto sciogliamo un dubbio etimologico. Non era l’Amburghi ma il Lamburghi, questa è una delle poche certezze storico - grammaticali. Poi diciamo che era un appassionato pescatore, uno che passava giornate intere alla diga foranea o sugli scogli per catturare l’ambita preda marina. Se vogliamo seguire l’interpretazione di Franco Micheletti (Piombino com’era - personaggi piombinesi, Il Foglio Letterario Edizioni, 2016), Lamburghi sarebbe stato ossessionato dalla murena al punto di voler catturare solo quel pesce. Una vera e propria fissazione, il pallino per la murena, preda poco appetibile, dal gusto acre e fangoso, come un serpente di mare. Lamburghi se non pescava una murena buttava tutto in mare, deluso, perché lui sognava di catturare un pesce enorme, dopo aver messo in atto una sfida storica, un pesce aggressivo e violento, da cucinare secondo antiche ricette latine.

In realtà la mia tesi sul detto piombinese, dopo alcune ricerche svolte tra i più anziani abitanti della città, è un’altra. Lamburghi un giorno pescò una murena enorme, di 15 chili, lunga quasi due metri. Non che fosse ghiotto di quel tipo di pesce, indigesto e poco indicato per chi soffre di stomaco. Tutt’altro! Il fatto è che la cattura fu così avventurosa da ricordare la lotta di Santiago contro il gigantesco marlin nelle pagine de Il vecchio e il mare di Ernest Hemingway. Lamburghi vinse la lotta con il pesce, dopo aver combattuto da eroe e da quel giorno non si dimenticò più di quella straordinaria avventura. I piombinesi erano terrorizzati ogni volta che vedevano spuntare la sua fisionomia a passeggio per corso Engels (adesso corso Vittorio Emanuele II) e per corso Italia, temevano che per l’ennesima volta avrebbe raccontato la storia di un’epica cattura. “Ecco Lamburghi! Non ti fa’ vede’ che te l’ammolla ancora la storia della murena!”. Da qui il detto che genitori e nonni per anni ci hanno ripetuto all’infinito ogni volta che andavamo in fissa con la passione del momento, fossero fumetti o squadre di calcio, giochi elettronici o partite a Subbuteo.

La memoria storica di Franco Micheletti ci permette oggi di muovere un dubbio e di ragionare sul passato, ripescando anche un’antica leggenda, quella del vigile urbano in pensione che vide Lamburghi cavalcare una murena al largo della diga foranea. Il nostro Lamburghi fa parte del mito, ormai, anche se i ragazzi di oggi non si sentono più redarguire alla vecchia maniera. Il tempo passa e le raccomandazioni cambiano, pure se di ragazzi come Lamburghi ce ne sono fin troppi. La fissazione è unica, purtroppo, passa da un cellulare collegato a Internet. Povero Lamburghi, te l’avessero detto! Sei diventato telematico.