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Porti turistici, chiarezza sui canoni

Aumento retroattivo dei canoni demaniali per i Porti turistici. Confindustria interviene sulla sentenza della Corte Costituzionale

Matteo Italo Ratti

Il 27 gennaio scorso la Corte Costituzionale ha emesso la sentenza che dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale della norma, pertanto i Porti turistici dovranno pagare i canoni arretrati. Lo rende noto in un comunicato stampa Confindustria di Livorno e Massa Carrara che ha ricostruito la questione. 

"L’aumento retroattivo dei canoni demaniali è stato introdotto con la Finanziaria per il 2007 e da allora è stato oggetto di un contenzioso decennale in diverse sedi civili e amministrative. - si legge in una nota - Sia il Consiglio di Stato che il TAR Toscana, con tre separate ordinanze, avevano sospeso il giudizio e rimesso la questione alla Corte Costituzionale affinché si pronunciasse sulla legittimità dell’applicazione della normativa ai Porti turistici, modificando unilateralmente, a posteriori, le condizioni dei contratti firmati dagli investitori con lo Stato".

Con la sentenza di venerdì scorso, la Corte fornisce un'indicazione in merito all’applicazione dei nuovi parametri tabellari che devono essere applicati all’area e allo specchio acqueo, oggetto dell’atto di concessione.

"Recita la sentenza della Corte: "Un’interpretazione costituzionalmente corretta della disposizione in esame impone, quindi, la necessità di considerare la natura e le caratteristiche dei beni oggetto di concessione, quali erano all’avvio del rapporto concessorio, nonché delle modifiche successivamente intervenute a cura e spese dell’amministrazione concedente.

“Dopo anni di ricorsi, questa sentenza dà una prima indicazione in merito a come calcolare il canone da pagare annualmente allo Stato, soprattutto in un momento dove la nautica ha estremamente bisogno di certezze. - ha detto Matteo Italo Ratti, presidente della Sezione Cantieristica e Nautica di Confindustria Livorno Massa Carrara e a.d. del Porto Marina Cala de’ Medici - Questo provvedimento distenderà i rapporti con le amministrazioni locali che fungono solo da enti esattori, perché i proventi sono destinati allo Stato e non ai Comuni. L’auspicio – conclude Ratti – in attesa della conclusione dei ricorsi pendenti, è quello di avviare con le amministrazioni comunali un confronto costruttivo per la rideterminazione del canone in conformità del chiaro principio affermato dalla Corte Costituzionale”.