Attualità

Punto nascita, “contraddizione di Regione e Asl”

Una contraddizione, come spiega la lista Lavoro e Ambiente, che espone le donne e i loro bambini a ogni possibile rischio

“A Piombino il punto nascita è chiuso dal 22 giugno; ci hanno detto che si tratta di una chiusura temporanea e noi ci aspetteremo che l'azienda sanitaria Nord Ovest metta in atto tutte quelle procedure necessarie per mettere a norma e in sicurezza le donne e i neonati tramite provvedimenti di ristrutturazione del reparto e di assunzione di personale medico ginecologico e pediatrico. Invece dobbiamo assistere all'assurdo provvedimento che vede coinvolti i medici e infermieri del Pronto Soccorso e del 118 obbligandoli a frequentare un corso di formazione della durata di ben 6 ore, perché per l'azienda sanitaria nordovest 6 ore di formazione sono sufficienti per poter affrontare tutte le possibili complicanze per la donna e per il bambino che possono verificarsi durante un parto”. Così la lista civica Lavoro e Ambiente ha fatto il punto dopo le recenti segnalazioni del Comitato Lasciateci nascere a Piombino (leggi qui l’articolo correlato).

“Consideriamo questa soluzione proposta dalla Azienda Usl Nord Ovest come approssimativa e pericolosa, frutto di una politica cieca che vuole depotenziare quanto più l'ospedale di Piombino senza tener conto del diritto a poter partorire in sicurezza per le donne e a nascere in sicurezza per i bambini; - ha aggiunto la lista in una nota - dobbiamo anche sottolineare come il protocollo previsto dall'azienda sanitaria preveda il trasferimento in ambulanza, con i problemi di viabilità che tutti noi conosciamo, senza che la donna sia assistita da un ginecologo o da una ostetrica, mentre invece le normative regionali definiscono i trasferimenti in utero come trasferimenti speciali e dunque normati da regolamenti ben precisi”. 

La lista segnala una contraddizione: “La Regione Toscana e l’Asl mentre sostengono la chiusura del punto nascita perché non in grado di garantire la migliore esperienza clinica e l'organizzazione necessarie per prevenire ed eventualmente affrontare le situazioni a rischio, costringono le donne a recarsi a Cecina, senza un’assistenza qualificata, senza una struttura che possa supportarle in caso di complicazioni e perciò esposte ad ogni possibile rischio”

“Una contraddizione - si conclude - dettata solo da una politica che antepone il risparmio al diritto dei cittadini alla salute e alla sicurezza”.