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Rimateria, ricominciamo dalla trasparenza

Trattandosi di una società partecipata e le liste civiche d'opposizione dei tre comuni coinvolti chiedono maggiore trasparenza

"I cittadini devono pagare, ma non devono sapere come saranno utilizzati i loro soldi", si traduce così il malcontento delle liste civiche Assemblea Sanvincenzina, Comune dei Cittadini e Un’altra Piombino che fanno capo ai tre Comuni soci di Rimateria, la discarica di rifiuti speciali che nasce dalle ceneri del fallimento di Tap e Asiu e che si occuperà dello smaltimento di rifiuti speciali e pericolosi e di bonifiche.

"Come lo farà non è dato sapere, - hanno detto le associazioni - perché Rimateria si rifiuta di fornire il piano industriale ai consigli comunali ai quali chiede, però, di approvare atti che impegnano soldi dei cittadini nel finanziamento dei progetti aziendali". 

Il motivo? Lo spiega Rimateria stessa; il piano industriale è un atto gestionale di stretta competenza del consiglio d'amministrazione e che non viene valutato dall'assemblea. Inoltre all'interno del piano ci sono dati sensibili che potrebbero compromettere la buona riuscita del progetto.

Per le liste civiche è inconcepibile sia che i sindaci abbiano approvato al buio il progetto Rimateria sia che non vogliano fornire maggiori informazioni alle richieste delle opposizioni. "Il primo dovere di una società partecipata che impegna denaro pubblico è quello della trasparenza, assoluta e incondizionata. - hanno sottolineato le civiche - Questo non sta accadendo".

"Il progetto di Rimateria (come lo era quello di TAP) può rispondere a reali esigenze del territorio (trattare in loco i rifiuti industriali, bonificare i siti inquinati, ridurre le escavazioni dalle cave), - ha detto - ma richiede anche rigore e responsabilità politiche che le amministrazioni pubbliche non hanno fino ad oggi dimostrato, producendo grandi debiti senza risolvere i problemi. La trasparenza è un antidoto al riprodursi di questi disastri. Purtroppo, ancora una volta, si parte con il piede sbagliato".