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Sei tutto sbudellato!

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia “Sei tutto sbudellato!” di Gordiano Lupi. Foto di Riccardo Marchionni

Piombino (Foto di Riccardo Marchionni)

Sei tutto sbudellato! Rimettiti un po’ a posto! Bello davvero questo piombinesismo d’antan che le nostre mamme usavano spesso quando tornavamo a casa trafelati e sudatissimi dopo aver giocato l’ultima partita di pallone in piazza Dante. L’aggettivo sbudellato nella parlata della nostra Bassa Maremma perde tutto il contenuto cruento da far west e da cinema horror, non sta certo a significare una vittima con le budella di fuori, non rappresenta una scena disgustosa alla Antropophagus di Joe D’Amato, film del 1980 che avremmo visto io e altri quattro cinefili. No davvero, sbudellato è uno con la camicia fuori dai pantaloni, trasandato, disordinato nell’abbigliamento. Il termine è usato anche in altri luoghi della Toscana (Pistoia), a volte i bambini facevano pure la richiesta: “Mamma, mi rimbuzzi? So’ tutto sbudellato”. Come termine di paragone veniva usato un certo Brandano, noto per girare sempre spreciso e vestito male: “Vieni qui, ti rimbudello, che pari Brandano!”. Altre fonti citano Brendano, ma fa lo stesso. Tecnicamente, secondo il vocabolario pistoiese - italiano, un tipo sbudellato ha gli abiti scomposti che fuoriescono dalla cintura, ma identico uso si trova nel gergo piombinese. Il mio ricordo del termine sbudellato profuma d’infanzia, è una madeleine di partite che non finivano mai, di merende con ghiaccioli al limone al bar del partito, tra piazza Dante e via Cellini. “O dove sei stato che sei tutto sbudellato?”, chiedeva mia mamma quando rientravo a casa, in via Gaeta. Possibile che non lo sapesse? Forse è stato allora che hanno inventato gli interrogativi retorici. Il mio amico Piero Padovani, classe 1938, conferma che in passato il termine veniva molto usato: “Il mi’ nonno,quando rientrava a casa ubriaco dopo essere stato dal Toni, era tutto sbudellato: camicia di fuori, pantaloni a bracala e cappello sulle 23, cose che adesso son di moda. Fu il mi’ nonno a lanciare la moda!”. In questa definizione dell’aggettivo sbudellato troviamo altri termini molto piombinesi: i pantaloni a bracala prima di tutto, cioè i calzoni calati sotto le mutande, proprio come i ragazzi li portano oggi, non per disattenzione ma per moda. Pure il cappello sulle 23 sarebbe il berretto portato di traverso, non per seguire un cliché stilistico, ma perché ubriachi mezzi. Un cenno lo merita la fiaschetteria Toni - adesso Ristorante da Balestra, che ha conservato il carattere di luogo tipico -, punto di ritrovo di tutti i briachi piombinesi, posto dove mangiare su tavoli di marmo o di legno buoni affettati toscani, gustosi muscoli (chi li ha mai chiamati cozze?) al limone, chiocciole al sugo, polpo lesso, il tutto annaffiato da vino genuino.