Politica

"Spingere Jindal a uscire allo scoperto"

La lista Lavoro & Ambiente chiede una mossa più incisiva del Governo di fronte all'attuale situazione dello stabilimento Jsw

"Dall'insediamento a Piombino di Jindal nel Luglio 2018, sono passati ormai quasi 3 anni e poco o nulla è stato fatto, in termini di investimenti, dalla multinazionale dell'acciaio indiana", la lista civica Lavoro & Ambiente ha voluto scattare una fotografia della situazione dello stabilimento siderurgico di Piombino chiedendo uno sprint dello Stato.

"Moltissimi lavoratori sono ormai in cassa integrazione da più di 6 anni e mai rientrati a lavoro, nemmeno per un giorno. Quelli che lavorano sono poche centinaia, su quasi 2mila addetti. Le varie aziende dell'indotto hanno visto la perdita di più di mille posti di lavoro e quelle poche che ancora operano all'interno dello stabilimento subiscono ritardi nei pagamenti lavorando in condizioni difficilissime. - hanno evidenziato - Gli impianti sono obsoleti, pericolosi, manca la manutenzione ed è a rischio la sicurezza. Dalle ultime indagini di Arpat e Legambiente si riaccende l'attenzione sulla massiccia presenza di amianto dentro il perimetro delle acciaierie, con tutti i rischi annessi e connessi, sia per i lavoratori che per i cittadini di Piombino. I sindacati sono in presidio permanente davanti alla portineria da 6 settimane, in attesa di una convocazione al Governo". 

"C'è bisogno che lo stato spinga l'imprenditore a uscire allo scoperto con un piano industriale che preveda un progetto di riconversione industriale economica ed ambientale. Il Governo deve anche chiarire quale sarà il futuro del comparto siderurgico italiano. Da risocrdare che nel nostro territorio ci sono circa 900 ettari di Sin da bonificare, impianti da smantellare, terreni che devono tornare nella disponibilità della città, per avviare una seria diversificazione economica. C'è bisogno di dare un futuro e se ancora il settore siderurgico è importante allora occorrono impianti nuovi, tecnologicamente avanzati e lontani dal centro cittadino. Tutto questo non può verificarsi se la multinazionale non presenta un Piano industriale credibile". 

"Il Governo dal canto suo potrà intervenire tramite strumenti quali il Recovery Fund, ma non dovrà fare da bancomat all'imprenditore di turno. L'auspicio - hanno concluso - è che il Ministro Giorgetti convochi al più presto le Istituzioni, l'Azienda e i Sindacati per dare finalmente una svolta a questa vertenza che si trascina ormai da troppo anni. Non possiamo più aspettare i comodi di in Imprenditore che sta tenendo in ostaggio un intero territorio".