Attualità

Tempo di Pasqua

Gordiano Lupi su #tuttoPIOMBINO augura buona Pasqua. Foto di Riccardo Marchionni

Il mare di Piombino (Foto di Riccardo Marchionni)

Fa caldo. È lunedì. Sono a Piombino. Altrove non potrei, dato il momento. Ospite d’un me stesso che non sogna, non vede niente oltre quel giardino. Silenzio attorno, mi mancano le grida dei bambini, persino le auto che corrono per strada. E non vorrei cadere in identiche parole raccontate nei luoghi virtuali ove mi perdo, in solitudine, per giorni taciturni.

Spenta è la sorgente delle storie, come un pittore impressionista non so dipingere quello che non vedo, la tavolozza è stanca, inaridita, come un torrente vecchio e malandato, ormai fiacco, del tutto prosciugato. E adesso non mi basta la memoria, una foto sbiadita, una parola, un verso antico, un’ipotesi del niente che mi pervade, che in fondo mi addolora.

Brucia il mio sole. E questo lunedì nella Piombino che mi nasconde persino le scogliere se ne sta lentamente per finire. Salivoli sepolta tra macerie, immemori alghe di sconforto rimpiangono un inverno ormai dimenticato, tamerici sfiorite e fioca luce, tra palazzi e un parco snaturato, poveri barbagli di silenzio. Il monte Massoncello alla deriva dei miei pensieri e di quei poderi, la campagna, le viti per filari, le ville sulla spiaggia del passato. L’isola è sempre là, un passo dallo sguardo, tra navi disadorne nella nebbia, perduti istanti privi di sorrisi, memorie di bambini verso il mare, proprio sul ponte.

Fa caldo. È lunedì. Sono a Piombino. In altro luogo, certo, non potrei. Ma non è la Piombino che vorrei. Troppo silente. Troppo abbandonata. Lasciata sola, così, dimenticata, ad accogliere una Pasqua inaspettata.