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Via Gaeta e Piazza Dante

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia "Via Gaeta e Piazza Dante" di Gordiano Lupi. Foto di Riccardo Marchionni

Foto di Riccardo Marchionni

Sono nato in un posto di fumi e vento della Piombino vecchia, in via Gaeta, dove sentire profumo di mare era una scommessa persa in partenza, anche se il mare era poco distante. Un condominio annerito dallo spolverino - carbone e sogni - dove c’era una chiostra per lavare e tendere i panni, che la fantasia d’un ragazzino trasformava in un campo di calcio come San Siro. La casa dei nonni era il rifugio alle tempeste diurne, proprio in chiostra, accanto alle pile per lavare, quando decidevo che ne avevo avuto abbastanza di far correre Mazzola e Rivera in quel San Siro immaginario. Mia nonna leggeva Grand Hotel, a volte un libro, un fotoromanzo; il nonno fumava il sigaro toscano, cantava e parlava inglese, ricordava gli anni da emigrante, le guerre mondiali - una combattuta, l’altra subita - provando a ingannare le troppe primavere passate. Io sognavo - quello son sempre stato capace di fare - L’Uomo Ragno in mano, sfogliavo pagine colorate, lo vedevo volare sui tetti di New York, fantasia al galoppo, tra palloni in rete e la mia città vecchia senza un domani.

Il vero parco giochi era piazza Dante, dove c’era anche la scuola Dante Alighieri, in quel luogo sacro e antico dove ragazzi in brache corte avevano giocato i primi campionati di calcio, noi li imitavamo, immaginando un futuro da campioni. Uscivo dal numero 15 di via Gaeta, svoltavo a sinistra, passavo davanti all’appalto del Tommei, attraversavo le strisce pedonali, uno sguardo fugace ai fumetti esposti in vetrina alla Rinascita, poi imboccavo via Torino lasciandomi guidare dal profumo di pane fragrante e schiaccia calda. Proprio davanti a me c’era il Garage Italia del Nannelli, subito dopo il forno, infine vedevo le insegne del Partito Comunista e il Bar che produceva i famosi ghiaccioli del dopo partita. Piazza Dante si apriva davanti ai miei occhi, visione di lampioni surreali, stranissime panchine di marmo dove si poteva sedere, ma in alto portavano la luce della sera; palme nane - alcune alte per esser mediterranee - e tigli frondosi a primavera. Ah, le interminabili partite di pallone in piazza Dante! E le corse sfrenate verso la fontanella dopo aver giocato… 

In piazza Dante c’era pure Ponzo con quel carrettino installato sopra una bicicletta scassata, carico di dolciumi d’ogni tipo: bocche di leone, bomboloni caldi, frati, duri alla menta. Immancabile al mattino accompagnava l’ingresso a scuola dei bambini, lo rivedevi puntuale al pomeriggio quando usciva il secondo turno e non poteva mancare la merenda. Le scuole medie non erano lontane, stesso edificio, in via Fucini, angolo piazza Dante, almeno quelle che frequentavamo noi di via Gaeta, stavano proprio sotto casa. Le Battisti, invece, erano in piazza Bovio, nel palazzo Appiani, mentre le Manzoni in Cittadella… Tu pensa che oggi abbiamo soltanto la scuola media Andrea Guardi, sede via Torino, succursali Salivoli e via XXV Aprile.