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Dazi di Trump, "no a guerra commerciale"

Preoccupazione da Cia Etruria: "Nel 2024 il mercato statunitense secondo sbocco commerciale agroalimentari made in Italy"

“Occorre una risposta ferma e decisa dell’Ue per aprire una trattativa e scongiurare una guerra commerciale. Il settore agroalimentare versa già in condizioni difficilissime, non possiamo permetterci di arretrare danneggiando ulteriormente il reddito, già esiguo, dei nostri produttori”.

E’ con queste parole che la presidente Cia Etruria Cinzia Pagni ha commentato la notizia attesa da giorni e arrivata nelle ultime ore, relativa alla tassa imposta da Trump sui prodotti importati dall’estero, tra cui l’Italia. 

E’ bene ricordare, si legge in una nota di Cia Etruria, che il mercato statunitense ha rappresentato nel 2024 il secondo sbocco commerciale agroalimentari made in Italy in particolare per prodotti come il vino (25% pari cioè a1,9 miliardi di euro) seguito da prodotti da forno e farinacei e olio di oliva al 12% (971 milioni euro). Sempre lo scorso anno la prima regione italiana che ha esportato valore agroalimentare verso gli USA è stata la Lombardia con oltre 1 miliardi di euro seguita dalla Toscana che ha spedito in America circa il 14% del totale nazionale, anche in questo caso superando il miliardo di euro. La nostra regione si è guadagnata la medaglia d’argento anche per quanto concerne il valore delle esportazioni agroalimentari territoriali (27%) seconda solo alla Sardegna (48%).

Comprensibilmente preoccupato Stefano Billi, produttore di vino dell’azienda agricola Le Fornacelle a Bolgheri. “Esportiamo molto in Europa ma anche nel resto del mondo compreso gli USA - ha spiegato - credo che questa edizione del Vinitaly cui sarò presente con il mio stand servirà da termometro per capire gli effettivi impatti dei dazi su prodotti made in Italy. Alla fine - ha proseguito - si parla del 20% che non è certo trascurabile specie per la fascia media della popolazione, diversamente chi è stato finora disponibile a spendere di più pur di garantire la qualità sulla propria tavola, probabilmente continuerà a farlo. Chiaramente verranno penalizzati gli operatori americani ma indirettamente rischiamo anche noi perché potremmo ricevere meno richieste o su quantitativi inferiori. Mi ritengo moderatamente preoccupato - ha concluso - perché sebbene consapevole di vivere e lavorare in una zona tra le più rinomate per il settore vinicolo resta da capire il reale effetto dazi, anche perché le bottiglie destinate al mercato americano dovranno essere eventualmente ricollocate altrove. Cosa che in questo momento storico non è affatto semplice”.