Il ricordo del Pisa in serie A mi riporta a un bambino di otto anni per mano a suo padre che varca la cancellata dell’Arena Garibaldi. “Babbo, questo stadio assomiglia al Magona”, dico meravigliato. “Sì, solo che è molto più grande”, risponde lui. Davvero l’Arena ricorda il Magona, certo non come è ridotto oggi, ma quello di un tempo sì, ché l’ingresso è simile, poi tutto cambia, lo stadio è immenso, per un bimbo di otto anni lo è ancora di più, anche se ha già visto il Comunale di Firenze e l’Olimpico di Roma, mica solo il Magona. A Pisa ho visto giocare il Cagliari, anche l’Inter mi sembra, ma il ricordo è confuso, come rivivere un sogno. La formazione nerazzurra, invece, la rammento bene; in porta giocava Annibale, che era stato interista, in mezzo al campo il pratese Piero Lenzi, i toscani Gonfiantini e Barontini, il mitico Sandro Joan dai piedi buoni, in attacco il grande Simone Manservisi e Beppe Cosma. Il bello è che alcuni di questi giocatori poco tempo dopo li ho visti calcare il manto erboso del Magona, gente come Gonfiantini capitano delle Signe e del Quarrata, Joan regista dell’Unione Valdinievole, per tacer di Barontiniche ha allenato il mio Piombino e l’ha portato in serie D, a metà degli anni Settanta.
Era la stagione 1968/69, il Pisa fece un’andata e una tornata, come si dice in piombinese stretto, un anno di serie A, quindi il ritorno in B. Ma la mia storia con il Pisa non finisce qui, da studente universitario (1981/82)vedo diverse partite dei nerazzurri, anche perché l’allenatore è Aldo Agroppi, piombinese come me, un eroe dei tempi di via Pisa (forse un destino), giocatore del Torino e della Nazionale. Pisa terzo e passa in serie A, una squadra che ricordo meno bene di quella dei miei otto anni, sarà la magia delle cose vissute da piccolo, non so, in ogni caso tornano alla memoria Mannini, capitan Gozzoli, Casale, Bergamaschi, Ciardelli, Sorbi, Viganò... E poi rammento il Pisa in serie A con Luis Vinicio o’ lione, Romeo Anconetani che sparge il sale in campo, spacca bicchieri a tavola prima delle partite, porta la squadra a piedi a Montenero, infine si salva con lo svedese Berggreen (che di tanto in tanto incontro in via Roma al ristorante dove va a mangiare), il bidone Caraballo (comprato chissà dove in Uruguay), Secondini, Vianello, Casale e i gol del biondo Todesco. Come non scordo la retrocessione in B, dopo un altro anno di A con Bruno Pace e Vinicio allenatori, in attacco l’olandese Kieft fa coppia con Berggreen, mediano Patrizio Sala, le colonne Secondini e Vianello,Occhipinti e Mannini, persino Sergio Buso… Vedo diversi ritorni in serie A, con altrettante retrocessioni, ricordo le Mitropa Cup, che contano poco o niente ma per Pisa è tanto, come non dimentico i quarti di finale in Coppa Italia. Nel 1990/91 ero in Curva Nord a celebrare l’ultima volta del Pisa in serie A, vivevo nella città dell’Arno - quella più piccola, quella che amo di più -, prima degli anni bui della sua storia, tra retrocessioni e fallimenti. Nel 1995 (è il 22 marzo) vedo giocare il Pisa al Magona contro il mio Piombino - dopo il dissesto retrocesso in Eccellenza -, la partita finisce zero a zero. Per il Piombino non basta, ché manca un punto per salvarsi e retrocede in Promozione, mentre il Pisa viene ripescato in serie D per meriti sportivi. E adesso son proprio contento nel rivedere le maglie nerazzurre in serie A, dopo tanto tribolare, tra ripescaggi, coppe da poco vinte, tornei anglo italiani, il Pisa tra le grandi, nello stadio dedicato al ricordo del vulcanico Romeo. E se per caso tornerò da quelle parti, rivedrò quel bambino stringere la mano al padre, varcare la cancellata dell’Arena e dire stupito: “Babbo, questo stadio assomiglia al Magona”. Non avrò bisogno di attendere una risposta, ma forse dovrò asciugare una lacrima.