Cultura

Quel tesoro salvato dalla cava

Una giornata di studio sui ritrovamenti preistorici dell’Età del Rame a San Carlo e la presentazione del libro che ne racconta le caratteristiche

Dalla copertina del libro

Si svolgerà sabato 12 novembre presso la Sala Consiliare della Torre di San Vincenzo, dalle ore 10 alle ore 17, una giornata di studio dal titolo “L’insediamento eneolitico di San Carlo-Cava Solvay”. Nel corso dell’iniziativa sarà presentato, inoltre, il volume “Metalli e Metallurghi della Preistoria. L’insediamento eneolitico di San Carlo-Cava Solvay”, edito daTagete Edizioni, a cura dei professori Fabio Fedeli ed Attilio Galiberti.

All’inizio degli anni Settanta, in occasione dell’apertura di un nuovo fronte di cava a San Carlo, fu evidenziata la presenza di uno spesso deposito contenente abbondanti scorie di rame e reperti ceramici. Nonostante la segnalazione alle autorità competenti, il ritrovamento fu giudicato di scarsa importanza e l’avanzamento dell’attività estrattiva distrusse quasi completamente il sito, del quale rimase soltanto un lembo periferico ampio meno di un centinaio di metri quadri.

La provvidenziale segnalazione, da parte di uno dei dipendenti della cava, Ivo Demi, dell’esistenza di queste emergenze, fece sì che il dottor Fabio Fedeli, all’epoca ispettore onorario della Soprintendenza Archeologica della Toscana, compisse un sopralluogo nella zona, riconoscendo subito l’estrema importanza del ritrovamento. Si trattava, infatti, del primo insediamento dell’Età del Rame, riferibile alla seconda metà del IV millennio a.C., scoperto nell’ambito delle colline del campigliese, i cui abitanti erano dediti alla produzione, su larga scala, di tale metallo. Le ricerche misero in luce, oltre ad alcune migliaia di reperti ceramici, resti faunistici e scorie, un pugnaletto in rame ed un’ascia miniaturizzata dello stesso metallo, la più piccola finora nota in Europa, oltre a tre punti fuoco e ad una bassa struttura muraria.

Oggi si torna a parlare di quella scoperta e all'intervento parteciperanno l'assessore alla Cultura Maria Favilla, la dottoressa Biancamaria Aranguren, della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Siena, Grosseto e Arezzo, autrice della prefazione al volume, il professor Fedeli, che illustrerà i risultati delle campagne di scavo e le strutture venute alla luce, oltre a presentare i materiali ceramici e metallici provenienti dall’insediamento. A seguire gli interventi del professor Galiberti, che illustrerà i manufatti litici, e delle dottoresse Ivana Angelini e Laura Chiarantini, in rappresentanza delle équipe di ricercatori delle Università di Padova e Firenze che stanno conducendo le complesse analisi di laboratorio su una campionatura di reperti.