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Parchi, "nuovo ingresso nel Cda atto dovuto"

Parla il Comune di San Vincenzo dopo l'ingresso di Ardenghi nel Cda. "Il futuro della Parchi non può prescindere dalla ritrovata coesione"

Panorama sull'acropoli a Baratti

Dal Comune di San Vincenzo si torna a parlare di Parchi Val di Cornia, soprattutto dopo le dimissioni di Alessandro Bruni, presidente e consigliere, e l'ingresso di Luca Ardenghi, attuale vicepresidente di Casalp.

"Le dimissioni di Bruni e la sua sostituzione in qualità di consigliere di amministrazione, nelle modalità e nell’esito, è stata assunta dal consiglio d’amministrazione in ossequio alle norme in vigore, non può essere valutata in altro modo. - hanno commentato da San Vincenzo in una nota - Quello che però il Comune di San Vincenzo vuol sottolineare è che il futuro della Parchi non può prescindere dalla ritrovata coesione dei Comuni soci a partire dal ruolo di Piombino". 

"La consapevolezza della complessità della vicenda Parchi Val di Cornia, per come si sono sedimentate scelte approssimative nel passato, ci ha spinti a farci promotori del documento di rilancio che fissa impegni e obiettivi chiari per il prossimo futuro e garantisce, secondo tutti i soci che lo hanno modificato e approvato, una nuova prospettiva all’azienda. - si prosegue nella nota - I processi, le nomine e le decisioni sono tanto più lineari e solidi quanto è maggiore la consapevolezza e condivisione da parte di tutti i soci, condizione che deve subito essere garantita nello Statuto della società, oggi inadeguato a rappresentare una Spa alla quale i Comuni aderiscono volontariamente. Secondo noi da questo punto parte la nuova genesi della Parchi che, per ritrovare la sua natura e lo slancio propositivo iniziale, ha bisogno di un livello di sinergia tra i comuni della Val di Cornia che troppo spesso è mancato negli ultimi dieci anni". Oggi gli intendimenti dei soci sono unanimemente tesi al rilancio dell’azienda e le modalità sono state già condivise. Si tratta solo di darne attuazione partendo dalla necessità di prevedere la maggioranza qualificata dei due terzi per le decisioni essenziali, nella speranza di non dover procedere alla conta ma di aver approfondito il rapporto di condivisione degli indirizzi strategici e collaborazione nell’attuarli, a tal punto da assumerle all’unanimità».