Politica

“Quella recinzione è allarmante”

L’associazione Officina San Vincenzo ha commentato la sentenza del Tar preoccupata per i risvolti

Foto di repertorio

L’associazione Officina San Vincenzo ha commentato la sentenza del Tar per la recinzione nella fascia a mare di Rimigliano.

“Quella recinzione è allarmante, impensabile che dopo cinquant’anni si ricominci a recintare e ad allontanare la cittadinanza da Rimigliano, dai boschi, dai valori ambientali e paesaggistici di quell’area. - hanno commentato - Una situazione complicata perché troppi sono stati gli errori negli ultimi decenni su Rimigliano. La divisione tra Tenuta e fascia a mare nonostante nel progetto di parco degli anni ‘70 la parte a monte fosse fondamentale per la conservazione dell’area, la mancata protezione della stessa, l’accentramento del dibattito su Rimigliano intorno a temi edilizi e persino le ipotesi di concessioni di arenile”.

“Nel 2004 vennero acquisiti gli ultimi ettari rimasti privati nella fascia a mare ma ci si dimenticò di acquisire proprio i tre ettari attorno al Nido dell’Aquila, dimenticanza che oggi paghiamo caro. Oggi, piaccia o no, la recinzione è stata fatta, alberi sono stati abbattuti e il Tar ha sancito la legittimità della realizzazione. una sentenza che rispettiamo ma che ci sorprende.

Chiediamo all’Amministrazione Comunale di ricorrere in Consiglio di Stato ma chiediamo soprattutto alle forze politiche e sociali della Val di Cornia di pretendere che non si retroceda dalle conquiste del passato, dal processo che ha permesso a tutti di fruire liberamente della fascia a mare, ha permesso a tutti di sentire Rimigliano come un pezzo del proprio patrimonio.
E' stato permesso di recintare tre ettari della fascia a mare di Rimigliano per coltivarci girasoli, per farlo è stato permesso di tagliare vegetazione lungo 800 metri in quello che è senz’altro uno degli ambienti conservazionistici di maggior rilievo della Regione, con l’obiettivo di estirpare la lecceta di Rimigliano per avere campi agricoli. Un caso emblematico per la Val di Cornia perché evoca la natura delle scelte strategiche da fare? Vogliamo che i boschi più preziosi e pregiati che abbiamo diventino campi mentre i campi diventano cemento? Vogliamo - hanno concluso - un turismo, una comunità, un’economia delle recinzioni, degli eletti e degli esclusi, delle distanze, o un territorio ospitale in cui i valori paesaggistici e ambientali siano fruibili perché possano essere da tutti goduti”.