Lavoro

"Dal campo alla tavola aumenti eccessivi"

A evidenziare la crisi del settore il caso del pomodoro in Val di Cornia. La presidente Cia Etruria: "Dobbiamo difendere il lavoro degli agricoltori"

Dal campo alla tavola i prezzi crescono a tre cifre. Un esempio tra i più eclatanti è dato dalla pasta di semola di grano duro il cui prezzo nel 2023 è cresciuto al consumo dell’11% mentre contemporaneamente quello del nostro grano è precipitato del 40%. L’agricoltura è arrivata ad un punto di non ritorno. 

E' Cia Etruria a sottolineare come in questa fase la marginalità che resta al produttore non è sufficiente a compensare sacrifici e fatiche e tantomeno a dotarsi di manodopera, peraltro quasi irreperibile, in relazione ai costi di produzione che invece sono sempre più alti. 

Il venturinese Sandro Barsotti, che si occupa della filiera del pomodoro da industria ed è vicepresidente di Asport, ha evidenziato: “Il prezzo di pomodoro che le industrie hanno liquidato al produttore spiega è di 15 centesimi il chilo e il costo di produzione dell’azienda agricola dalla messa a dimora del seme fino alla raccolta (con le spese di luce, acqua, gasolio, concimi, fertilizzanti) ammonta a 9.800 euro a ettaro, per un costo al chilo di poco più di 12 centesimi. Ciò significa che al produttore rimane un netto di 0,02 centesimi e mezzo. Ma quello stesso prodotto - ha spiegato Barsotti - acquistato sotto forma di passata di pomodoro da700 grammi in qualsiasi supermercato costa 2 euro e 10 centesimi, ovvero 3 euro e 15 centesimi al chilo”. Una situazione che sta portando allo stremo gli agricoltori come gli stessi consumatori il cui carrello è sempre più pesante.

“Dobbiamo difendere il lavoro degli agricoltori - ha sottolineato Cinzia Pagni, presidente Cia Etruria - e al tempo stesso la qualità del cibo da portare sulle nostre tavole. Scarso reddito, carburante, costi di produzione, la nuova Pac, sono solo alcuni dei temi sui quali chiediamo venga posta attenzione da parte della politica, perché così è impossibile andare avanti”.