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Via Tap, nasce Rimateria e si apre ai privati

Tap, l'azienda controllata da Asiu, cambia nome e assetto: si punta tutto sullo smaltimento dei materiali ma rimane il buco da 21 milioni

L'assemblea dei soci Asiu ha decretato il cambio di passo: nuovo nome e nuova missione per Tap che lascia il posto a Rimateria e apre ai privati per tentare la scalata all'Everest del risanamento di un bilancio gravato da un rosso di 21 milioni di euro.

Il riuso dei materiali e degli scarti di produzione sarà il filone che si spera dorato e vedrà la partecipazione importante di soggetti come Cave di Campiglia nel nuovo soggetto che rimane però saldamente in mano a Asiu che ne detiene per ora il 75,1% mentre il restante 24,9% dovrebbe restare nel portafoglio della ex Lucchini. 

"Il nuovo nome è Rimateria - spiega Caramassi - proprio perché partono le demolizioni e ci saranno molti materiali da smaltire, oltre a quelli già esistenti e iIl nostro impianto ha il “know how” per farlo. Andiamo verso il riciclo, aprendo ai privati. 

Il nuovo statuto ha tolto il vincolo del 51% in mano al pubblico, che comunque, lo dice un parere legale, può restare dentro, ma ha messo nuovi vincoli: la parte pubblica deve comunque dettare le strategie, avere rappresentanza legale e mantenere la funzione di controllo". 

"Nei prossimi giorni - continua Caramassi - vedrò i vertici di Aferpi. Anche loro avrebbero grande vantaggio economico dall’ingresso in Rimateria, acquisendo le azioni della ex Lucchini. E non solo per l’acciaio, ho argomenti buoni per tutti i settori di Cevital, quindi anche per logistica al porto e agroalimentare. 

È chiaro che ci sono delle gare pubbliche da fare, ma ci sono imprese che negli anni hanno fatto questi lavori dentro alle acciaierie che possono avere interesse ad entrare". 

Un impianto di smaltimento che porta lavoro e che rappresenta una risorsa strategica nel piano complessivo di reindustrializzazione: "Negli ultimi cinque anni 1,3 milioni di tonnellate di scorie sono andate nel porto di Livorno. A Piombino neppure un chilo. Se sono buone di là non vedo perché non debbano esserlo di qua. Con la ripresa della produzione dell’acciaio, arriveranno anche dai forni elettrici. Non quanto prima con l’altoforno, ma con la massima efficienza non scenderanno sotto trecentomila tonnellate, di cui duecentomila utilizzabili". 

Veniamo alle discariche. Cosa prevede il progetto? "Si tratta di un risanamento finanziario e ambientale, tanto che lo abbiamo chiamato “progetto di riqualificazione paesaggistica delle discariche di Ischia di Crociano”. Intanto risano il paesaggio: ora è lunare. Questo mi consentirà di gestire al meglio gli spazi disponibili. Fra la discarica nostra e quella della Lucchini c’è una ferita da suturare, ma pensiamo ad un colpo d’occhio accettabile, con alberi e non solo. Al momento stiamo raccogliendo le idee".