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Lavoro mercoledì 16 gennaio 2019 ore 15:47

Camping Cig porta il caso Piombino a Landini

L'ex segretario Cgil dei metalmeccanici è stato fermato da un gruppo di lavoratori Aferpi. Esternate tutte le preoccupazioni sul futuro della fabbrica



PIOMBINO — Il coordinamento Art.1 - Camping Cig da Maurizio Landini che si trovava a Livorno in occasione di una iniziativa promossa dalla Cgil al teatro 4 Mori sul tema Piano del lavoro 2019 Cgil provincia di Livorno

Gli esponenti del Camping Cig hanno distribuito un volantino per sensibilizzare sui problemi legati all'industria siderurgica piombinese e hanno avuto modo di parlare con l'ex segretario del sindacato Cgil dei metalmeccanici (guarda il video qui sotto).

Nel volantino diffuso dal coordinamento sono state esternate le preoccupazioni legate ad Aferpi che dopo un periodo di stallo contraddistinto dall'era Rebrab ora prova a ripartire con Jindal e il gruppo Jsw.

"Ci sono preoccupanti difficoltà dell’azienda a rientrare nel mercato (dopo la lunga sosta dello stabilimento nel periodo Cevital); - si legge nel documento - pressochè totale assenza di investimenti sui treni di laminazione, che limita lo sviluppo della qualità del prodotto e quindi la capacità di rientrare nel mercato; scarso numero dei lavoratori attivi (circa 350-400); risparmi spinti all’osso che rischiano di creare difficoltà alla pur esigua produzione in atto; ritardi nelle procedure di appalto per lo smantellamento dei vecchi impianti; omertà sul numero di posti di lavoro che andranno comunque persi, anche nella ipotesi ultra-ottimistica di completa realizzazione del piano: i mitici tre forni elettrici con rientro in produzione di 1500 lavoratori; assenza di qualsiasi azione preliminare concreta (al di là delle dichiarazioni) che testimonino la volontà di andare verso una moderna acciaieria con colaggio da forno elettrico".

Le preoccupazione del Camping Cig sono aumentate negli ultimi giorni, quando sarebbe emersa la "richiesta dell’azienda di ridurre ulteriormente tutti i costi di produzione e soprattutto i costi del personale, con l’ipotesi di portare in diverse postazioni di lavoro da cinque a quattro i lavoratori previsti nelle squadre; e questo mentre al treno Tpp si chiedono gli straordinari". Perplessità anche sull'accordo per le rotazioni del personale ottenuto dai sindacati che contemplerebbero pochissimi lavoratori.

"Sembra che per l’azienda la parola d’ordine sia 'aspettare - assicurarsi supporti e incentivi pubblici - spendere il meno possibile e soprattutto non investire'; azienda disponibile, però, a mettere altri 300 milioni di euro sul porto. - hanno aggiunto - C’è chi interpreta tutto questo come un disegno per arrivare non ad una moderna acciaieria ma ad un centro, in territorio europeo, per lo smercio di semilavorati in acciaio importati ed eventualmente di prodotti di altro tipo, avendo cura di assicurarsi il monopolio delle attività portuali. Un disegno che porterebbe a più di un migliaio di esuberi, dopo il migliaio già fatto fuori nell’indotto. Intanto Piombino si spopola, i negozi chiudono a centinaia, i giovani se ne vanno tutti e le file alla mensa della Caritas si allungano. Tutto senza l’ombra di mobilitazione sindacale".

Intanto i sindacati Fim, Fiom e Uilm hanno chiesto un incontro col Governo per verificare l'andamento del piano Jindal. L'auspicio è che il caso Piombino raccolga maggiore attenzione e ottenga la presenza del ministro di competenza all'incontro. 

"L’azienda tranquillizza; i partiti di governo locale e nazionale spargono metadone sociale; i sindacati, finora accodati e tranquilli, cominciano a mostrare disagio, ma non si decidono a promuovere quelle mobilitazioni incisive che impongano Piombino come una drammatica emergenza di portata nazionale, nel quadro di una vertenza dei lavoratori siderurgici che eviti differenze inaccettabili tra i maggiori stabilimenti", hanno concluso. 


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