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Lavoro mercoledì 06 settembre 2017 ore 09:47

Rebrab? Per Camping Cig capitolo chiuso ma...

Il coordinamento Camping Cig chiede cautela, ma di certo c'è solo che "Rebrab se ne deve andare". Da non perdere di vista territorio e ambiente



PIOMBINO — Il dibattito sul piano di Jindal per le acciaierie di Piombino è aperto, molti i dubbi tecnici sollevati sulle sue intenzioni e da più parti viene chiesto un incontro al Ministero dello Sviluppo economico per fare il punto.

Stando a quanto ha riportato il quotidiano locale Il Telegrafo i tecnici di Jindal avrebbero effettuato un sopralluogo nella fabbrica per vedere e capire da vicino cosa è possibile fare no. Intanto, il Governo starebbe mettendo alle strette Rebrab che ha saltato il primo step dell'addendum che prevedeva la ripartenza del treno rotaie per agosto. Se il quotidiano nazionale Repubblica parlava di lettera di messa in mora, sembrerebbe che per il Governo sia preferibile che Rebrab e Jindal trovino un accordo per evitare gli strascichi di un possibile contenzioso. 

Da giorni il futuro delle acciaierie di Piombino è al centro della cronaca, ma nessuna nota ufficiale è arrivale in merito ad eccezion fatta per le richieste di Sindacati e sindaco per un incontro urgente al Mise (leggi gli articoli correlati). Proprio per questo dal coordinamento di operai Art.1 - Camping Cig chiedono cautela perché "la storia della fabbrica ex-Lucchini ci ha già pesantemente abituato a proposte faraoniche disastrosamente naufragate".

"Non comprendiamo ancora se Jindal si propone come partner siderurgico di Cevital, o se rileverebbe completamente Cevital, appropriandosi cosi di tutto il territorio della ex-Lucchini. - hanno ipotizzato - Nel primo caso noi ribadiamo quanto abbiamo detto già dal dicembre dell’anno passato: Rebrab se ne deve andare. Il Governo nazionale deve riprendere il controllo della fabbrica, garantendo tre cose fondamentali: la continuità produttiva, la realizzazione delle infrastrutture, l’avvio immediato e massiccio degli smantellamenti e delle bonifiche. Con la fine di Cevital devono anche decadere quegli accordi sindacali che penalizzano fortemente i lavoratori e vanno ripristinate le condizioni precedenti in termini di salario e di diritti".

Da chiarire tutto l'aspetto legato alla produzione e alle modalità di produzione. "Noi crediamo che questo tipo di scelte non debba essere lasciato alla discrezione di una multinazionale assolutamente non interessata al destino del territorio e dei suoi abitanti. - hanno sottolineato - Non vogliamo che si produca una frattura tra lavoratori siderurgici che legittimamente chiedono un lavoro ed altre categorie di cittadini-lavoratori che altrettanto legittimamente chiedono di vivere in un ambiente pulito e sano, dove siano realmente possibili linee di sviluppo in altri settori".

Per questo, dal coordinamento chiedono che l'elaborazione territoriale stabilisca "a quale uso destinare le varie parti del suo territorio e non svendendolo alle esigenze della multinazionale di turno". 

Dina Maria Laurenzi
© Riproduzione riservata


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