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Attualità mercoledì 10 febbraio 2016 ore 18:53

Aferpi, si temporeggia fino a marzo

Mentre Minoranza sindacale Camping Cig vuole sapere se questo progetto è ancora perseguibile o è una chimera, i lavoratori tornano a scioperare



PIOMBINO — Ancora un rinvio per il futuro dell’acciaio piombinese. È slittato al primo marzo l’incontro presso il Ministero dello Sviluppo Economico, sintomo o conseguenza dei ritardi del progetto relativo all'acciaieria elettrica, ma soprattutto in vista dell'incontro che il ministro Federica Guidi che si terrà con il presidente Rebrab nei prossimi giorni.

“Lo slittamento dell’incontro dimostra che l’azienda, per l'ennesima volta, non è in grado di fornire nessuna garanzia seria rispetto alla possibilità di reperire le risorse finanziarie necessarie per incominciare a realizzare il tanto promesso piano industriale in particolare l’acquisto chiavi in mano della nuova acciaieria e del nuovo treno di laminazione per le rotaie. - interviene Minoranza sindacale Camping Cig - I sindacati hanno il compito di decidere, subito, con i lavoratori una serie di iniziative eclatanti per far emergere finalmente la verità: il modello Piombino è ancora perseguibile o si è trattata di una chimera, da superare immediatamente”.

Proprio l’11 febbraio, i lavoratori sciopereranno e si ritroveranno in assemblea per decidere le azioni da fare. "Le nostre preoccupazione però – si legge in una nota di Rsu e segreterie Fim Fiom e Uilm - restano tali che il Consiglio di fabbrica, le Rsu e Fim Fiom Uilm hanno deciso di indire per la giornata di domani giovedì 11 febbraio uno sciopero. Nel corso delle assemblee – spiegano – verranno decise le ulteriori iniziative per il raggiungimento degli obiettivi che sono prioritari per il sindacato, ossia: la realizzazione completa del piano industriale e la garanzia di un futuro certo per tutti i diretti ed i lavoratori dell'indotto".

Per Minoranza sindacale Camping Cig lo sciopero di giovedì non è sufficiente e torna a proporre, con i mano le firme di 1.200 cittadini, la volontà di manifestare a Roma nel giorno dell'incontro tra azienda, sindacati e governo.

“Se i sindacati non sceglieranno la strada della mobilitazione decisiva dovremo dedurne che stiano difendendo non certo gli interessi dei lavoratori e quindi chiedere che si tragga le naturali conclusioni. – puntualizza – Il rientro al lavoro, che sembra prospettarsi, di alcuni lavoratori non può essere, in nessun modo, accettata come moneta di scambio per comprare il silenzio del sindacato e la sua inerzia, di fronte ad una situazione che precipita sempre più verso il punto di non ritorno”.


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