"Da troppo tempo l’area industriale Jsw versa in condizioni di abbandono. La fermata degli impianti ha ulteriormente aggravato una situazione già critica, e le scelte aziendali degli ultimi mesi – in particolare la rinuncia al presidio del perimetro produttivo, contro cui le Organizzazioni Sindacali si sono sempre espresse – hanno aperto la strada a continui episodi di intrusione e furti. Prima si è rinunciato a qualsiasi forma di vigilanza sui reparti dismessi. Ora, siamo arrivati allo smontaggio e al furto delle linee elettriche persino nell’unico impianto ancora funzionante: il TPP".
Lo scrivono in una nota le rappresentanze dei lavoratori di Jsw Steel Italy e le organizzazioni sindacali.
"Solo nelle ultime due settimane si sono verificati furti all’interno della centrale CET 1, uno dei quali ha comportato il rinvio della ripartenza del treno di laminazione. Un danno non solo economico, ma anche operativo e occupazionale. - prosegue la nota - Come RLS e OOSS abbiamo informato le istituzioni competenti, così come la proprietà ha provveduto a sporgere denuncia. Ma non basta.
Non possiamo accettare che lo stabilimento venga lasciato in balia di chiunque voglia entrarvi, mettendo a rischio i beni aziendali e, soprattutto, la sicurezza di chi ogni giorno continua a lavorare in un sito industriale ormai esposto a pericoli non solo tecnici ma ambientali e sociali".
"Chiediamo alla proprietà, con urgenza:
il ripristino delle recinzioni e delle barriere perimetrali dell’area industriale;
il ritorno al presidio della portineria di Ischia;
l’attivazione immediata di un servizio di ronda e controllo dedicato. Il 27 novembre l’azienda si presenterà al Ministero per illustrare il “business plan” con il relativo Accordo di Programma.Noi ci domandiamo – e chiediamo alle Istituzioni di domandarselo con noi – come possano essere considerati credibili dei soggetti industriali che, mentre si impegnano su progetti futuri, non sono nemmeno in grado di difendere ciò che resta della fabbrica, di garantire sicurezza, o di tutelare il valore degli asset ancora produttivi. Oggi, l’unico presidio reale su questo stabilimento lo stanno facendo i lavoratori e il Sindacato, spesso inascoltati, nel tentativo di difendere non solo gli impianti ma il futuro occupazionale di migliaia di famiglie", si conclude la nota.