Lavoro

Jsw, "Cominciare a pensare a strade alternative"

Il deputato Potenti (Lega) è intervenuto in merito alla richiesta di Jsw Steel Italy di una ulteriore proroga per presentare il piano industriale

Lo stabilimento Jsw Steel Italy

"Ennesima triste puntata della telenovela ex Lucchini dopo che la Jsw ha richiesto un'ulteriore proroga di un anno per presentare l'atteso piano industriale. Un insulto nei confronti della collettività e una presa in giro al Ministero dello Sviluppo Economico che solamente pochi giorni fa, tramite le dichiarazioni della sottosegretario Morani, aveva accolto con favore le rassicurazioni della Società circa la volontà di continuare l'attività nello stabilimento piombinese. A seguito della videoconferenza con l'ad di Jsw Italy e con il commissario straordinario, la sottosegretario era sembrata entusiasta per il prossimo incontro virtuale con il ministro Patuanelli e per l'imminente uscita di un documento della Jindal con cui chiarire le loro intenzioni sul futuro delle ex acciaierie. Ora che l'ennesimo buco nell'acqua è diventato evidente, staremo a vedere di cosa parleranno in videoconferenza il titolare del Mise e i rappresentanti della Società indiana".

Così l'onorevole Manfredi Potenti (Lega) ha commentato la notizia della richiesta di ulteriori 12 mesi da parte di Jsw Steel Italy per la presentazione del piano industriale (leggi qui l'articolo collegato).

"Questo modo di fare è una presa in giro ai danni della dignità di un intero Paese che il Governo, attraverso i suoi rappresentanti, dovrebbe invece tutelare. - ha aggiunto il deputato toscano Potenti - Abbiamo la memoria abbastanza lunga da ricordare che poco più di tre mesi fa, durante un tavolo al Mise che la sottosegretario Morani disertò, la Jsw Italy aveva ribadito la richiesta formulata in un documento del 23 Gennaio per ottenere un'ulteriore proroga alla presentazione del piano industriale. Di fronte all'ennesima sollecitazione di rinvio, il Governo deve ora muoversi e cominciare a pensare a strade alternative per uscire da un'impasse in cui si è caduti probabilmente anche a causa della fretta con cui si volle firmare a tutti i costi l'accordo nel 2018 su spinta dell'allora Ministro dello Sviluppo Economico".