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Lavoro lunedì 03 giugno 2019 ore 17:52

"Questo silenzio ci preoccupa moltissimo"

L'Opposizione Cgil chiede un cambio passo da parte del governo per la questione delle acciaierie di Piombino. Ai sindacati chiesta maggiore incisività



PIOMBINO — "Sono ormai passati 8 giorni dalle elezioni europee ma ancora non arriva la data di convocazione al Mise sulla situazione Aferpi", così l'Opposizione Cgil riporta alla ribalta la questione Aferpi sollecitando un incontro con il Ministero. 

"Questo silenzio ci preoccupa moltissimo - hanno commentato in una nota - perché il countdown verso il 30 Settembre, data di scadenza dell'attuale cig, continua inesorabile e non è così scontato che Jindal ne chieda il rinnovo per tre motivi: il primo - hanno spiegato - è legato alla scadenza di fine anno dove la multinazionale indiana potrebbe (dato che nulla la vincola sotto il profilo temporale) decidere di non dare seguito alla possibilità dei forni elettrici e dei nuovi treni di laminazione rendendo inutile la presenza di circa 1000 dipendenti, l'altra legata alle inadempienze del governo che per ben 8 mesi ha obbligato l'azienda ad anticipare la cig ai lavoratori per ritardi burocratici dovuti all'inerzia dei ministeri interessati nonché il costo energetico che ancora non è stato allineato a quello ottenuto dalle acciaierie del Nord Italia". 

"In questa situazione - hanno proseguito - è inaccettabile il silenzio dei sindacati confederali che restano passivi in attesa dell'incontro mentre anche in fabbrica non mancano problemi in merito alla sicurezza come l'estensione della sperimentazione sugli acciai al piombo che a giro per il mondo nessuno vuole fare causa problemi ambientali e di salute, il mancato rispetto dell'accordo sulle rotazioni, la mancanza di sicurezza e di manutenzione sugli impianti; oppure sul piano strategico lascia fortemente perplessi il nuovo accordo regionale di programma sulla tempra di acciai particolari che rende difficile la possibilità che la nuova produzione di acciaio avvenga lontano dalla città".

A non passare inosservato il passo indietro dell'amministratore delegato Fausto Azzi (leggi qui l'articolo correlato). "Ricordiamo che le dimissioni dello stesso nel periodo di Rebrab furono l'anticipazione del fallimento del progetto, - hanno rammentato - così come ci lascia dubbiosi la nuova insegna Jsw agli ingressi dello stabilimento che fa seguito ad indiscrezioni che Jindal stia valutando la costituzione di una terza società nel quale far confluire i lavoratori in produzione mentre resterebbero in Aferpi i lavoratori attualmente in cig, preludio ad una bad company che di fatto individuerebbe gli eventuali esuberi".

Su tutti questi aspetti viene chiesta una risposta chiara dalle organizzazioni sindacali. L'Opposizione Cgil le invita ad attivare un percorso di mobilitazione con assemblee e manifestazioni "per arrivare all'incontro di Roma con la determinazione necessaria per far emergere la verità e garantire la ripartenza del sito di Piombino. Una Piombino in sofferenza anche nell'altra grande fabbrica del territorio la Magona d'Italia Arcelor Mittal ceduta dal gruppo franco-indiano a British Steel che ad oggi non ha ancora presentato il piano industriale che faccia chiarezza sul futuro di circa 1000 lavoratori tra diretti ed indiretti contribuendo all'incertezza e alla precarietà un intero territorio che va ben oltre Piombino ma si riflette su tutta la Val di Cornia e le Colline Metallifere".

"L'Opposizione Cgil - ha concluso - chiede un netto cambio di passo nel pretendere da governo ed azienda il rispetto degli accordi sottoscritti da entrambe le parti altrimenti si dia seguito alle parole spese dagli attuali due vice premier in campagna elettorale (alle politiche del 2018, ndr) a Piombino facendo intervenire la mano pubblica per il rilancio del sito produttivo di Piombino, a partire dalle bonifiche del territorio che da anni sono ferme".


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