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Attualità sabato 19 agosto 2017 ore 17:21

Quando nel 1991 si parlava di Progetto Utopia

Foto di archivio

Altoforno? Lami e Mariannelli: "Grossissima balla, detto da operaio, ex delegato della Fiom, che ha lavorato 18 anni in acciaieria"



PIOMBINO — Era il 1991 e si parlava di Progetto Utopia. No, non è un film di fantascienza o mondi paralleli, ma un vero e proprio progetto secondo il quale la fabbrica doveva essere spostata, compresa l'area a caldo, allontanandola dal centro abitato. 

"Appunto un'utopia", hanno commentato Massimo Lami e Andrea Mariannelli ex Rsu delegati Fiom Aferpi riportando alla memoria questo progetto che aleggiava sul futuro della città di Piombino.

"Siamo arrivati nel 2017 ed un governo ci sta addormentando, anzi ci sta annientando. - e hanno specificato - E come? Per scelta governativa è stato fermato un altoforno dicendo che non poteva essere più produttivo per vari motivi, per la tecnologia vecchia, per l’inquinamento, ma soprattutto perché gli altoforni erano una rimessa; nel frattempo però un imprenditore acquistava l’altoforno di Trieste per produrre ghisa e adoperarla per i forni elettrici di Cremona, abbattendo così i costi del rottame, quindi facendo tutto il contrario di quanto previsto dal Governo per Piombino. Perché non l’hanno lasciato in marcia finché non trovavano un compratore che poi avrebbe valutato il da farsi? Semplicemente perché è stato deciso che a Piombino non doveva essere più colato acciaio".

Sulla possibilità di rimessa in marcia dell'altoforno dell'acciaieria piombinese ci sono tantissimi dubbi, molti dei quali legati ad aspetti tecnici e pratici. "Questa è veramente una grossissima balla, - hanno aggiunto - e lo dico con ragion veduta essendo un operaio, ex delegato della Fiom, che ha lavorato 18 anni in acciaieria".

Sulla comparsa di una possibile partnership altrettanto. "Secondo voi, un padrone dovrebbe accettare un socio di maggioranza in casa sua? Ma ci prendono veramente per tonti? Questo è veramente un progetto per annientarci, con un metodo veramente unico: alla fine la chiusura definitiva della fabbrica sarà colpa dei lavoratori e della città". Sui soldi che servirebbero a rimettere in moto lo stabilimento, gli ex rappresentanti sindacali si chiedono "perché non è possibile concedere un prestito ponte ad Aferpi e così sarebbe realizzato il famoso progetto Utopia. -Invece no, - hanno commentato - anzi, sono tutti contrari a questa operazione, e questo perché, come ho detto prima, il progetto è chiudere definitivamente la fabbrica". Altra domanda, rivolta al Governo, è quella relativa alla nazionalizzazione.

"In questa città e in questo territorio non dobbiamo perdere il lavoro e soprattutto non dobbiamo perdere la dignità e i diritti sul lavoro", hanno concluso.


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