Attualità domenica 16 marzo 2025 ore 06:49
Modi di dire sparsi tra i ricordi degli anni 70

Su #tuttoPIOMBINO con Gordiano Lupi vediamo altri modi di dire, sparsi qua e là nei ricordi degli anni Settanta
PIOMBINO — Non l’ha mica strozzato la balia! È un modo di dire sarcastico, intriso di humour nero labronico, che capita di usare quando vediamo il manifesto funebre di un ottuagenario, oppure un giornale, la tv, persino un amico ci danno la notizia di un personaggio morto novantenne. Si noti la finezza tutta maremmana di accostare una balia che strozza un neonato a un novantenne che muore di morte naturale, un po’ come per dire: era anche l’ora che morisse, aveva campato abbastanza!
O che t’hanno trovato nei Tide? Un modo di dire che non ricordavo, magari avevo sentito la versione più moderna: O che t’hanno trovato nel fustino del Dash?Un tempo i fustini con il sapone per lavare si chiamavano Tide, storica marca che lasciò il posto al Dash, ma entrambe avevano la caratteristica di contenere figurine premio. Se ti hanno trovato nei Tide non vali molto, sei una cosa regalata, della quale si potrebbe pure fare a meno. Modo di dire equivalente ma di uso calcistico: A quel centravanti l’hanno comprato coi punti Mira Lanza. Ricordiamo anche il generico Ti hanno comprato coi punti…, che va sempre bene. Due parole di spiegazione vanno sprecate. Il Tide, primo detersivo della storia, sostituiva il sapone di Marsiglia, lo vendevano in fustini, dentro c’era una sorpresa (soldatini, aeroplani ecc. tutti oggetti molto profumati). Mira Lanza era un altro detersivo che regalava figurine da collezionare che - una volta raggiunto un numero prefissato - davano diritto a premi. Ricordo che pure nei formaggini Mio c’erano figurine plastificate di personaggi a fumetti, che noi bambini collezionavamo e usavamo come premi per le partite a buchette. I formaggini, invece, ci piacevano poco, in realtà ce li facevamo comprare dalle nostre mamme solo per gli omaggi.
Andiamo sul volgare. Una sigla percorre tutta la mia adolescenza: FCT e CCA, il significato è sibillino - Fatti i cazzi tuoi e camperai cent’anni - sigla che ho usato spesso anche con i miei figli, così, per giocare. Davvero incisiva.
Oggi si allunga il collo! (per mangiare, di solito), ma anche: Hai voglia a allunga’ il collo! (Tanto non si mangia). Credo che derivi dalla giraffa che per mangiare allunga il collo per brucare le foglie più alte. Viene detto quando la cuoca ritarda a mettere in tavola, oppure quando si mangia fuori orario per qualche impedimento pratico.
Moccolare è un verbo onomatopeico che sta per bestemmiare. La candela moccola, gocciola cera, inoltre quando si accende una candela votiva si rivolge un pensiero ai santi, addirittura a Firenze c’era una zona chiamata la salita dei moccoli, che si percorreva moccolando (bestemmiando).
Puppati questa pisola! Beccati questa pisola! Modo di dire giovanilistico anni Settanta che significa beccati un po’ questa! Usato in gergo calcistico, pisola può significare un tiro forte, una staffilata diretta a rete, un gran gol. Ma anche in senso metaforico la pisola può indicare una mossa vincente che stende un avversario.
Mi hai messo una pulce nell’orecchio, credo che sia un modo di dire molto diffuso, usato quando si viene a sapere qualcosa di riservato che apre un mondo, grazie a una confidenza ragioniamo diversamente in merito a una certa situazione.
Gli è entrato dentro un pruno! Modo di dire iperbolico molto piombinese per far capire che a una persona è entrato in un occhio qualcosa di così grosso da sembrare un pruno, un ramo d’albero.
Eh? Puppa! (volgarizzato diventa puppamelo, aggravato in puppamélo fino al pelo). Chi non ha usato questa espressione (in forma giocosa) negli anni Settanta - Ottanta? In origine era una risposta riservata a chi non comprendeva, a un tipo tardo a capire, infatti la puppa è quella della mamma, ergo: Attaccati alla puppa, se non comprendi! Negli anni Settanta, dopo aver visto il film Amici miei, inventavamo parole incomprensibili per far pronunciare il classico interrogativo Eh?All’interlocutore si rivolgevano domande assurde come scaramelloski? Tutto di chiara derivazione supercazzolacon scappellamento a destra, inventata da Germi e Monicelli. Appena arrivava il classico Eh? partiva l’inflessibile puppa!
Se hai freddo, copriti! Sei stupido o ti fa freddo? Ma vai a letto, vai! Vai a letto e copriti! Tutte esclamazioni che venivano rivolte a persone non tropo sveglie, che non godevano della nostra stima, in presenza di affermazioni ritenute sciocche.
C’è un trombino al Metropolitan! Altro modo di dire anni Settanta. Il trombino era un film erotico spinto, che mostrava bellezze femminili discinte, cosa che nel 1975, per un ragazzino di quindici anni, era abbastanza insolita. Tra amici ci facevamo questa confidenza che portava molti spettatori in più al cinema di quanti ne muovesse una critica positiva del Mereghetti. Era il famoso passaparola.
Vediamo un dialogo del passato tra un giovane e una persona anziana. Domanda del giovane: “Come va?”. Risposta dell’anziano: “O come voi che vada… come gli aranci di mezzo sapore!”. Il nostro interlocutore ha risposto che le cose vanno così e così, lui non sta né bene né male, come le arance (forma corretta che a Piombino usiamo poco) né acerbe né mature, insomma di mezzo sapore.
Per tirarti su ci vuole la gru del Bertocci! La Bertocci è un’azienda famosa per i mezzi pesanti da sollevamento (le gru) e per le attività di movimento terra, presente a Piombino sin dal 1926. L’esclamazione può essere usata sia in senso metaforico (quando una persona è giù di morale) che ironico (per risollevare la cultura a Piombino serve la gru del Bertocci!), ma persino concreto (sei così pesante che per alzarti da codesta sedia serve la gru del Bertocci!).
Mettere la cravatta al maiale. Inutile mettere la cravatta al maiale, sempre maiale resta, non può essere elegante. L’esclamazione viene usata quando ci troviamo di fronte una persona talmente sciatta e trasandata che è del tutto inutile cercare di farle indossare un capo elegante o darle un consiglio di stile. Esempio: “Hai visto Luigi con il vestito nuovo?”. “Sì, è come mettere la cravatta al maiale!”.
E ’un ci diacci! C’è poco da fa’, te ’un ci diacci! Si dice di persona che non si ferma mai, sempre indaffarata, un individuo che non si sofferma molto su una cosa, una volta finita la sua mansione scappa subito a farne un’altra. Il motivo è fisico, se una persona se ne va in fretta, si alza velocemente e riparte, significa che si allontana a sedere ancora caldo, non riesce a raffreddarlo, non fa in tempo a diacciarlo…
Bocca d’inferno, viene da Suvereto, ma anche dalle zone comprese tra Venturina e Campiglia. Viene detto quando una persona apre bocca e fa uscire tutto il peggio che tiene nell’anima, in una parola dice cose talmente velenose da sembrare una bocca d’inferno. Esempio: “Tua madre mi ha telefonato con una bocca d’inferno!”.
Un’esclamazione che capitava di sentir pronunciare dalle nostre mamme quando facevamo qualcosa di pericoloso e potevamo farci male: “Stai attento, che se ne accorgono le budella!”. Esempio: andavamo in altalena in modo troppo veloce e c’era il rischio di cadere. Era una sorta di monito, una frase detta per prevenire un danno.
Le ultime due sono farina del sacco di Alessandro Fulcheris, scrittore piombinese.
Gordiano Lupi
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