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Attualità domenica 24 novembre 2024 ore 07:00

Parlavamo piombinese negli anni '70 e '80

Foto di: Riccardo Marchionni

Nel suo Blog #TuttoPiombino lo scrittore Gordiano Lupi ripercorre la storia di alcuni modi di dire



. — "Trombi solo co’ Ernersta e Evarista, la mano destra e la mano sinistra", mi è capitato di leggerlo in un romanzo di Marco Miele (Memini, Il Foglio Letterario Edizioni, 2024), ma fa parte del gergo anni Ottanta, non un esempio di finezza, ma indicativo di quanto fosse importante tra gli adolescenti di sesso maschile di quel periodo storico godere di buona popolarità tra le ragazze. 

A tal proposito è importante riflettere sulla figura dello scacciafica, un individuo di sesso maschile che non solo non era popolare tra le ragazze ma che con la sua sola presenza impediva ogni tipo di approccio da parte del resto del gruppo con il mondo femminile. Sei proprio uno scacciafica! Era una tipica offesa anni Ottanta, a volte espressa in tono benevolo, in altre con più cattiveria, tutto dipendeva dal tono di voce e dal contesto. Un rapido cenno merita la figura minore del senzafica, membro del genere maschile che cercava in ogni modo di avere rapporti con il sesso femminile, ma che restava inesorabilmente al palo, era solito prendere il proverbiale due di picche dalla ragazza di turno.

A questo proposito si deve citare il verbo battere, che versione anni Settanta non ha niente a che vedere con la professione più antica del mondo, ma veniva usato per i ragazzi che si davano da fare con le ragazze, cercando di conquistarle. Si usava dire battifica (ragazzo che cercava di far innamorare una ragazza), sei proprio un battifica!, guarda come la batte! (rivolto a un ragazzo molto impegnato a fare la corte), Tizio è in battuta, la sta battendo ecc. ecc. per un tale impegnato a darsi da fare. 

Andiamo avanti con il sesso. Abbiamo già citato i verbi ciucciare e treppicare, ci rinfresca la memoria Marco Miele, scopriamo che la definizione completa di tali voci verbali sarebbe baci spinti e perquisizioni accurate del corpo femminile. Il femminismo doveva ancora arrivare, il politicamente corretto pure. Borda Meo!, Sementa Meo! e Verga Meo!, sono tre esclamazioni che vogliono dire la stessa cosa, in pratica niente, sono enfasi del discorso per porre l’accento su una determinata cosa che stiamo affermando o facendo. Sei come la ragazza dalle belle ciglia / tutti la vogliono e nessuno la piglia è un altro modo di dire nostrano, riferito a una ragazza che nessuno vuol sposare, con la differenziazione tra volere e pigliare che è fondamentale, il primo verbo indica un rapporto erotico transitorio, il secondo uno stretto legame affettivo. 

Non abbiamo citato il detto Campiglia...can che piglia ’un piglia me! Rivolto alla cittadina collinare che si erge sopra Venturina, sede di un’importante casa di risposo, proprio per questo i vecchi usavano tale adagio, equivocando (non so quanto consapevolmente) tra m e n. In ogni caso il cane rampante è il simbolo di Campiglia Marittima. Povero e coglione ’un ti fa mai!, lo diceva mio nonno, lo ripeteva mio padre, credo che si dica ancora oggi, pare che sia importante non far sapere agli altri la nostra reale situazione economica e - soprattutto - non definirsi mai coglioni, sciocchi, poveri di spirito. Ci pensano gli altri a metterti al tappeto, un minimo di autostima sarebbe importante. Datti foco! È una volgarissima madeleine anni Ottanta. Esclamazione in fondo benevola, detta tra amici, di solito quando uno la sparava grossa: Ma datti foco che è meglio!

Non veniva detto in senso cattivo, nessuno si aspettava che l’interlocutore di turno prendesse davvero un fiammifero e una tanica di benzina e si desse foco, no di certo! Si trattava di un’iperbole giovanilistica che esprimeva riprovazione per un determinato comportamento, per certe asserzioni apodittiche non condivise. Andiamo avanti con il vocabolario, nella nostra zona si dice spesso padule invece di palude, ma capita anche nel pisano e nel fiorentino (il padule di Fucecchio), non è una prerogativa degli Orti Bottagone. Cadere a fagiolo è italiano, non solo piombinese, ma si usava molto da queste parti con il significato di una cosa capitata al momento giusto. Esempio calcistico: questa sconfitta capita a fagiolo, così mandiamo via quel bischero di allenatore! È così brutto/a che morde, sostituisce espressioni ancor più drastiche come scorfano e cozza di cui ci siamo già occupati, forse è un modo di dire più diplomatico, meno assoluto. Ganzo e bestiale (il ganzo è l’amante, quindi è meglio del marito, ci sa fare di più) sono due aggettivi in disuso che definiscono qualcosa di molto bello (ganzo) e di superlativo (bestiale). 

Adesso i ragazzi usano il termine troio, forse deriva dal fumetto che Camerini pubblica sul Vernacoliere, in ogni caso dire come sei troio!, è fare un gran complimento, non è dispregiativo come quando viene declinato al femminile ed è rivolto a una donna, ma è l’equivalente storico di sei proprio ganzo! (sei proprio un troio!). Negli anni Ottanta si diceva spesso hai fatto proprio un giro pésca! Espressione che proviene da Firenze ma nel capoluogo toscano si pronuncia con la è chiusa, si tratta di un giro pèsca, nel senso che si tira a indovinare dove andare, si va a casaccio, come in una pèsca di beneficienza. 

A Piombino si usa pésca con la é aperta, non so perché, c’è chi afferma che il riferimento sarebbe legato al frutto, tipo: sei andato a casaccio, sei tornato al punto di partenza, come se il percorso fosse una pésca, che è rotonda. Inoltre esiste somiglianza tra pésca e natiche (Il solco di pésca titolo del film di Liverani con Guida e Brochard), quindi giro pésca potrebbe significare giro a culo, giro fatto con il culo e non con il cervello, senza nessuna valutazione preventiva. Hai l’argento vivo addosso! Un tempo si diceva per i bambini molto attivi, che non stavano fermi un minuto; il significato maremmano non ha niente dell’uso manzoniano che indicherebbe una persona male in arnese, un vero e proprio pitocco. L’argento vivo è il mercurio, si sa che è impossibile tenere ferma una goccia di mercurio, se si mette sopra una superficie e si cerca di prenderla sfugge scattando da una parte all’altra.

Ecco il motivo per cui si paragona l’indole di un soggetto sempre scattante e molto vivace all’argento vivo. Meglio fatti un vestito che invitatti a cena! (scritto proprio così, come si pronuncia) è un’espressione che viene rivolta a individui famelici, che a tavola non invecchiano, amanti del buon bere e del buon mangiare, che sarebbe meglio portarli da un sarto a farsi un vestito e pagarglielo, piuttosto che invitarli a cena. C’ha messo di meno la mi’ mamma a fammi! Si dice ancora oggi (in senso ironico) a una persona lenta nel capire un concetto o nel compiere una determinata attività. Meglio ave’ paura che buscanne! - con la variante di toccanne, dipende dai luoghi - esprime un senso di prudenza molto maremmano, in pratica invita la persona a stare attenta, perché a volte è meglio temere le conseguenze che prendere una fraccata (altro bel termine toscano che significa una grandinata, un nugolo, un numero indefinito) di legnate.

Visto che siamo in tema concludiamo con il detto Se non la fai finita passi da Busseto, (in certi casi anche per Busseto) che prende come pretesto il paese che ha dato i natali a Giuseppe Verdi, ma è importante soprattutto l’onomatopea intimidatoria nei confronti di una persona che avrebbe proprio stancato. Passare da Busseto non significa prendere la Cisa, andare verso Parma e fermarsi a visitare la casa di Giuseppe Verdi, ma andare incontro a una scarica di pattoni. 

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


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