Attualità mercoledì 08 ottobre 2025 ore 07:00
Porti e parità di genere, verso una rete

La proposta è arrivata al termine della conferenza sull'inclusività organizzata dall'Autorità di Sistema portuale del Mar Tirreno settentrionale
LIVORNO — Creare una rete mediterranea per la parità di genere. E' questa la proposta lanciata ieri dall'Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale al termine della conferenza “Porti Inclusivi del Mediterraneo – Strategie per la Parità di Genere nel Sistema Portuale”, organizzata a Livorno dal Comitato Unico di Garanzia (Cug), l'organismo della Port Authority con funzioni consultive, propositive e di verifica, orientato alla promozione di pari opportunità, benessere lavorativo e alla prevenzione delle discriminazioni nei luoghi di lavoro.
"I dati europei ed internazionali ci dicono che le donne rappresentano circa il 22% della forza lavoro nei trasporti dell’Unione Europea, ma scendono sotto il 20% nel comparto marittimo-portuale, con punte minime negli ambiti operativi e tecnici", ha affermato in apertura di conferenza la presidente del CUG, Antonella Querci, indicando come a bordo delle navi la percentuale di donne sia stimata intorno all'1% mentre nelle imprese portuali italiane non supera l'8%.
Si tratta di una fotografia a tinte fosche, cui fanno però da contraltare i dati positivi sul buon livello di empowerment femminile raggiunto nella dimensione istituzionale: nell’ambito dell’European Sea Ports Organisation quasi la metà dei professionisti che partecipano ai comitati tecnici sono donne, e porti come Barcellona hanno superato il 30% di presenza femminile, con picchi più alti nei settori non operativi.
Nella stessa Autorità Portuale dell'Alto Tirreno, le donne rappresentano circa il 46% della forza lavoro complessivamente impiegata.
Il divario crescente tra le due realtà richiede strumenti concreti, monitoraggi comparabili, reti di cooperazione che traducano le buone pratiche in cambiamenti reali. Da qui l'intenzione dell'Ente di Palazzo Rosciano di presentare una proposta di progetto europeo dedicato alla creazione di una di un network mediterraneo di porti impegnati su certificazione e politiche di gender equality.
"Il Mediterraneo - ha detto la Querci - è da sempre mare di scambi, ponte naturale tra continenti, culture e sistemi produttivi. Oggi, con la crescita della Blue Economy, diventa il luogo ideale per sperimentare nuove forme di cooperazione inclusiva". Nell'intenzione della Port Authority la creazione di una rete di porti inclusivi avrebbe l'obiettivo di dare alle donne l’accesso a un ventaglio ampio di competenze e allo stesso tempo offrire ai porti uno strumento per rafforzare relazioni commerciali e istituzionali più stabili e innovative.
"I porti mediterranei - ha spiegato ancora la presidente del Cug dell'AdSP di Livorno - hanno davanti a sé una responsabilità e un’opportunità: trasformare la parità di genere in fattore strutturale di innovazione".
È questa la sfida dei porti inclusivi del Mediterraneo: "costruire reti che uniscano persone, competenze e visioni, e fare dell’inclusione una rotta comune verso il futuro".
Di inclusione si è parlato approfonditamente durante il convegno, iniziativa cui hanno preso parte operatori, rappresentanti delle istituzioni e del mondo associativo, e che ha segnato la conclusione del percorso che ha portato l'AdSP ad ottenere la certificazione di qualità sulla parità di genere.
In apertura di convegno è stato il commissario straordinario dell'AdSP, Davide Gariglio, ad indicare come il settore portuale e marittimo europeo stia vivendo oggi una fase di profonda trasformazione.
"L’innovazione tecnologica, la transizione energetica e la digitalizzazione stanno ridisegnando la vita portuale, ampliandone funzioni e competenze ben oltre i confini del core tradizionale. In questo scenario, la valorizzazione delle presenze femminili diventa non solo un tema di giustizia sociale, ma una leva strategica di competitività e innovazione" ha detto Gariglio.
Per Gariglio la valorizzazione delle risorse femminili non è solo una questione di giustizia sociale ma una leva strategica di competitività: "C'è ancora molto da fare ma i cambiamenti sono ormai in atto. Occorre stimolare tutte le imprese portuale sul tema dell'equità sociale e occorre fare buona formazione: investire sui giovani, sulle nuove generazioni perché siano educate alla cultura del rispetto".
Dello stesso avviso il sindaco di Livorno, Luca Salvetti, che nel suo intervento ha elencato sia gli ostacoli che impediscono oggi il pieno coinvolgimento delle donne nel mondo lavorativo portuale (conciliazione tempi vita-lavoro; scarsa rappresentanza, limitato accesso alla formazione) che le opportunità dettate dal cambiamento (tecnologia e innovazione, progressiva acquisizione di importanza delle professionalità amministrative e tecniche, sicurezza ambientale e sostenibilità "che ha nel riferimento al mondo femminile una possibilità di sviluppo").
"Nel quadro italiano, Livorno è un elemento di buone pratiche e l'AdSP rappresenta una leva decisiva per la creazione di una società più equa e inclusiva", ha dichiarato il primo cittadino, sottolineando come la presenza femminile sia un elemento trainante anche nel Comune, dal momento che sono donne il 70% dei dipendenti comunali.
"Il Comune funziona meglio laddove l'esperienza femminile emerge in maniera chiara" ha fatto presente, esprimendo la volontà dell'Amministrazione di collaborare con l'AdSP su questi temi.
Anche la consigliera regionale per le pari opportunità, Maria Grazia Maestrelli, ha sottolineato come i cambiamenti dettati dall'innovazione tecnologica, da quella digitale e dalla sostenibilità siano oggi l'innesco di processi capaci di generare una maggiore parità di genere. Rimangono tuttavia delle criticità sui tempi e sui modi in cui viene questa parità deve essere perseguita. La consigliera incaricata dal Ministero del Lavoro di occuparsi delle varie forme di discriminazione nel territorio toscano ha puntato ad esempio il dito contro quelle aziende che "nella nostra bella Toscana consigliano alla donna di lasciare il lavoro non appena rimangono incinte". E ha fatto presente come le molestie, non soltanto quelle sessuali, ma anche quelle di altro tipo, più difficili da individuare, siano ancora molto diffuse.
Dalle riflessioni della conferenza - che ha visto la partecipazione di diversi relatori, tra i quali la segretaria generale dell'European Sea Ports Organisation, Isabelle Ryckbost, la Responsabile della prevenzione della corruzione di Assoporti, Tiziana Murgia, e il direttore dell'European Institute for Gender Equality, Carlien Scheele - è emerso insomma un articolato puzzle di sfide e cambiamenti globali che rendono tutto sommato perseguibile l'obiettivo della piena parità di genere anche se la strada da fare è ancora molto lunga.
Si tratta di una strada che l'AdSP dell'Alto Tirreno ha però imboccato con convinzione, assumendo la parità di genere come ambito rilevante della propria strategia di sostenibilità, e acquisendo a marzo del 2025 la certificazione di qualità sulla parità di genere, la prima mai ottenuta da una Autorità Portuale.
Ora, però, bisogna andare avanti. Ed è per questo motivo che l'Ente di Palazzo Rosciano ha annunciato al termine della conferenza il lancio di un nuovo percorso per la costruzione del Patto per la parità di genere del Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale. Nelle intenzioni dell'AdSP e del Cug, il Piano non sarà un documento di principio, ma un processo partecipativo capace di incidere concretamente sullo sviluppo portuale e territoriale, affrontando i temi di welfare per la conciliazione vita-lavoro, definendo programmi di formazione e mentorship per aprire alle donne le nuove professioni portuali, promuovendo una governance che integri stabilmente la prospettiva di genere nelle scelte strategiche.
"Il Patto potrà diventare la base di un osservatorio europeo, uno strumento che ci consenta di monitorare l’evoluzione del settore, di condividere dati e di valorizzare i porti che fanno dell’inclusione una vera leva di crescita" ha affermato la Querci.
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