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Cultura martedì 17 settembre 2024 ore 15:54

Massimo Boddi racconta la Piombino del '90

Massimo Boddi

"Gli scarafaggi non si nascondono in casa", questa il titolo del libro ambientato nella città in piena crisi della siderurgia



PIOMBINO — Un romanzo ambientato nella Piombino degli anni Novanta, per la precisione agli inizi del 1993, in piena crisi siderurgica, con cassa integrazione e scioperi, cortei e proteste, persino blocchi stradali e ferroviari; tutte cose che ho vissuto, a differenza di Massimo Boddi che in quel periodo aveva dieci anni, quindi le avrà studiate sui libri o se le sarà fatte raccontare da chi stava sul pezzo della protesta. 

Ma il romanzo non è sulla crisi dell’acciaio, né sul futuro di una Piombino allo sbando, tutte cose che restano sullo sfondo, dipinte con suggestive pennellate dispensate da un sapiente scenografo. "Gli scarafaggi non si nascondono in casa" è un romanzo di formazione corale - niente di più complesso! - ambientato nel mondo giovanile anni Novanta, dove gli scarafaggi sono proprio quei ragazzi che vivono pericolosamente il passaggio da adolescenza a età adulta, accompagnati dalle note dei Litfiba e dei Nirvana, persino dei mitici CCCP, impegnati a sfidare l’esistenza per realizzare i loro sogni. Siamo andati a intervistare Massimo Boddi.

Qui di seguito un'intera a Massimo Boddi.

Raccontaci la Piombino che troviamo nel libro.

"Piombino è in tutte le cose, anche in quelle solo accennate. C’è una scena di svago che si svolge esplicitamente allo Stronzolo d’Orlando poi un’altra su una panchina che potrebbe essere una di quelle lungo viale Michelangelo dove i protagonisti, per passatempo, si lanciano nella sfida di contare i puntini luminosi che luccicano sull’isola d’Elba, “un gigantesco albero di Natale crollato su un fianco”. In un altro momento, si danno appuntamento a un campetto di calcio per giocare una partitella abusiva, e ho pensato al cortile delle allora scuole medie di via Torino e via Fucini. È poi al Perticale che avviene il duro faccia a faccia nel seminterrato di un complesso residenziale: due dei protagonisti scendono per recuperare il pallone e parte uno scontro a parole. E ancora, c’è il corteo a sostegno degli operai dell’acciaieria che, attraversando corso Italia, sfocia in assemblea popolare in piazza Giuseppe Verdi. Ambientate nel bel mezzo della crisi dell'acciaio agli inizi degli anni Novanta, le scorrazzate degli scarafaggi s’intrecciano agli scioperi e alle proteste che hanno visto la città al fianco delle tute blu. Infine c’è la scena finale alla sfilata di Carnevale con il lungo corteo al seguito di Cicciolo fino a piazza Bovio dove verrà bruciato, una specie di fuoco sacro che porterà importanti rivelazioni al protagonista e agli altri personaggi principali".


Perché hai ambientato il romanzo a Piombino?

"Se lo chiede anche Ernesto Assante che mi ha regalato una meravigliosa prefazione: “Si può scrivere un romanzo rock ambientato a Piombino? Ha un senso?”. Lui afferma che un senso ce l’ha e per questo lo ringrazierò sempre, la sua improvvisa scomparsa è stata un colpo al cuore. Sicuramente ho lavorato molto nel raccontare più fedelmente possibile lo spaccato di vita di questi scarafaggi, sono ragazzi e ragazze “cresciuti col culo per terra” in cerca di una rivoluzione a cui dare il giusto nome. Sono personaggi liberi da qualunque giudizio o pregiudizio, e altrettanto liberamente si muovono in una scenografia che non è cartapesta ma asfalto, cemento, acciaieria. Il motivo principale che mi ha spinto ad ambientarlo a Piombino è dato dal fatto che ho voluto ricordare l’eroica mobilitazione degli operai nell’inverno “caldo” a cavallo tra il 1992 e ’93. Non è tanto un romanzo di memoria storica quanto un piano sequenza che cattura una generazione decisa a “fare la storia”. Di certo c’è che sfidano l’ordine delle cose con totale autenticità. Seguendo le partiture della musica grunge e rock di quegli anni, questi giovani parlano la lingua della strada e ingaggiano avventure urbane vagando per le vie e i quartieri popolari di Piombino.Piombino sì, ma non solo; provincia toscana sì, ma universale: c'è un filo sottile che lega gli Scarafaggi al mio precedente romanzo Miseria puttana ambientato nell’estate del ’94, quella dei mondiali americani".

Cosa ti lega a Piombino?

"Piombino è il luogo delle mie radici, il luogo della memoria. Sono anni che vivo lontano e questo legame, crescendo, lo sento ancora più forte. I due romanzi che ho ambientato a Piombino sono nati dallo stomaco senza studiare strategie a tavolino. Credo che riflettono bene lo spirito di quelle età: l’esperienza di vita selvaggia, la libertà, la strafottenza. Soprattutto rimettono insieme i fotogrammi delle stagioni più avventurose e mitiche. I personaggi che ne sono usciti fuori, dai più giovani di Miseria puttana agli Scarafaggi ventenni, sono anti-eroi, anti-conformisti, fedeli a loro stessi nel bene e nel male, dal retrogusto grottesco, ironici e dissacranti quanto basta, ma soprattutto pieni di cazzimma, cioè quell’attitudine alla scaltrezza, all'intraprendenza di fare e disfare. Siamo quelli della provincia toscana, cresciuti tra mare e acciaieria, nell’humus della cultura contadina e operaia. Ho imparato dai nonni il valore di lavorare sodo e di un lavoro ben fatto che ripaga la fatica: farsi il culo e farselo bene, una filosofia cruda ma essenziale. Sappiamo bene il significato e il valore della resistenza civile, anche nel quotidiano, ed è proprio la cultura della classe operaia il veicolo per le passioni di questi adolescenti contro ingiustizie e precariato. Dobbiamo ricordarcelo sempre e non perdere mai il legame con la nostra storia e le nostre origini".

Belli davvero questi ragazzi che vivono nella Piombino del 1993 - ragazzi veri e non figurine stereotipate come quelle di un romanzo diventato pessimo film alcuni anni fa -, gente che non vuole intorno fascisti o borghesi che se la tirano, ma seguono comandamenti come La strada è mia sorella e l’amico sincero è mio fratello. 

Un libro da leggere e meditare, pubblicato da un editore come La Bussola che mette un prezzo abbordabile di dieci euro per un romanzo che si rivolge a un pubblico giovane.


Massimo Boddi. Piombinese, classe 1983, consegue la laurea triennale in Storia contemporanea all’Università degli Studi di Pisa. Dopo la laurea specialistica in Editoria e Scrittura alla Sapienza Università di Roma, consegue sempre a Roma il Master in Giornalismo e Giornalismo radiotelevisivo presso Eidos Communications.Svolge attività di freelance nel campo della comunicazione, dei media e dell’editoria.

Ha pubblicato il saggio "Letteratura dell’impero e romanzi coloniali (1922-1935)" (Caramanica, 2012) a cui è seguita la successiva riedizione con il titolo "Carne da maschi. Donne africane nelle letteratura imperialista. Fascismo e romanzi coloniali" (Aracne, 2023): il volume, una rilettura critica del colonialismo italiano, si articola nella ricognizione e nell’approfondimento di testi in prevalenza inediti nel panorama degli studi culturali nostrani. È autore di narrativa con i romanzi: "Miseria puttana" (la Bussola, 2022) e "Gli scarafaggi non si nascondono in casa" (con la prefazione di Ernesto Assante, la Bussola, 2022.

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


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