Questo sito contribuisce alla audience di 
QUI quotidiano online.  
Percorso semplificato Aggiornato alle 18:10 METEO:PIOMBINO13°16°  QuiNews.net
Qui News valdicornia, Cronaca, Sport, Notizie Locali valdicornia
domenica 28 aprile 2024
Tutti i titoli:
corriere tv
Foti: «Proteste all'università contro accordi con Israele? Era meglio mandarli a zappare»

Attualità domenica 22 ottobre 2023 ore 08:06

A pezzi e bocconi, andare a baccagliare e il TONI

Piombino (Foto di Riccardo Marchionni)

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia si continua a parlare di modi di dire con Gordiano Lupi. Foto di Riccardo Marchionni



PIOMBINO — A pezzi e bocconi è italiano, c’è pure nel Dizionario Treccani e nel Devoto Oli, ma dalle nostre parti se ne fa un uso importante, come modo di dire frequente, buono per ogni situazione. Questa partita l’ho vista a pezzi e bocconi! M’è scappato detto quando il programma fraudolento scaricato per accedere al campionato di serie A mi ha fatto (giustamente) impazzire. Accontentati, direte voi, visto che non paghi, prendi i pezzi e i bocconi e portali a casa, guarderai le azioni più importanti nella sintesi finale, che adesso ha un nome inglese, un modo di dire per niente locale, si chiama highlight. A spizzichi (ma anche a spizzico) si usa soprattutto nel fiorentino, deriva dal verbo spizzicare, sta per fare una cosa a più riprese, un po’ alla volta, non tutto insieme. Non si può mica fare a spizzico, questo lavoro! Ma si usa anche a spizzichi e bocconi al posto di a pezzi e bocconi, in certe zone della Toscana, come incontriamo la forma a spizzichi (plurale) in casi come: un articolo scritto a spizzichi (un po’ alla volta, in diverse sessioni). A Piombino la forma prevalente resta quella classica, ché sai quante volte mi son sentito apostrofare da genitori o professori di non fare le cose a pezzi e bocconi, ma di farle bene subito, alla prima, impegnandomi di più. Questo esame l’hai passato a pezzi e bocconi! Diceva spesso mio padre quando facevo l’Università. Questo libro l’hai letto a pezzi e bocconi! Aggiungeva quando ci mettevo dei mesi per finire un volume che lui divorava in due giorni. E ora le stesse cose le dico io rivolto ai miei figli, meglio: le dicevo, quando ancora mi ascoltavano.

Andare a baccagliare è più fiorentino che piombinese, ma siccome in questa terra di maremmani imbastarditi s’è avuto a che fare un po’ con tutti, dai pisani ai francesi, passando per gli spagnoli e i lucchesi, di tanto in tanto si sente dire anche da noi. Andare a baccagliare starebbe per andare a far casino, nel senso di confusione, ma anche nel senso etimologico latino che deriverebbe da baccanale (feste in onore del dio Bacco), quindi fare cose che non si limitino agli schiamazzi, ma anche a festeggiamenti spropositati, eccessivi, come accadeva negli storici baccanali. Baccagliare sta anche per litigare facendo baccano, protestare rumorosamente contro qualcosa, sbraitare contro qualcuno; parlare a voce alta per essere intesi a distanza, vociare tra la folla. Questo sarebbe il significato alto, quello regolare, che si trova sui vocabolari. In Toscana e pure a Piombino, andare a baccagliare sta anche per andare in cerca di donne, detto in gergo per andare a rimorchiare, corteggiando in maniera eccessiva e smodata, insomma da baccanale, da festa in onore di Bacco dove tutti bevono e sono un po’ alticci. I latini usavano il verbo bacchare che significava schiamazzare, così come bacchari era comportarsi come una baccante (una sorta di erinni, di arpia schiamazzante), agitarsi, infuriarsi.

Ma lo sapete cos’è un TONI? Non ve l’immaginereste mai, perché l’uso si perde nella notte dei tempi, in pratica nessun giovane pronuncia più questo sostantivo inventato dal popolo labronico. Io ho scoperto da poco la sua esistenza parlando con qualche vecchio piombinese e sono rimasto non solo allibito, pure divertito, perché si fa ricorso davvero a un grande esercizio di fantasia popolare. Al mercatino americano di Livorno forse ancora qualcuno si esprimerà con tale gergo antiquato quando è in cerca di una tuta da ginnastica. “De’ che me lo dai un TONI?”. Spieghiamo il motivo tutto livornese della nascita di un sostantivo. Ai tempi della liberazione da parte degli alleati c’erano delle casse enormi di tute da ginnastica usate dai soldati che dovevano essere rispedite negli Stati Uniti e sopra le confezioni spiccava la scritta TO NY (per New York). Queste casse vennero trafugate e messe in vendita al mercato; subito i livornesi unirono le due parole, tolsero la Y, italianizzando il tutto in TONI, come fecero per la trasposizione del licenzioso locale The game nel detto il tegame di tu ma’, ma questa storia l’abbiamo già raccontata. Fu così che tra i numerosi acquirenti si diffuse il nuovo modo di richiedere il comodo abbigliamento da riposo: “De’ cocco, me lo troveresti un TONI?”. Un’altra spiegazione del termine, invece, ci porta a Berlino, Olimpiadi del 1936, quando le tute ginniche degli atleti italiani sfoggiavano la scritta: Tute Olimpiche Nazionale Italiana. Il termine TONI deriverebbe dalle iniziali delle singole parole. Noi, da buoni livornesi in odor di Maremma si preferisce la derivazione che abbiamo detto prima. Vuoi mettere?

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


Se vuoi leggere le notizie principali della Toscana iscriviti alla Newsletter QUInews - ToscanaMedia. Arriva gratis tutti i giorni alle 20:00 direttamente nella tua casella di posta.
Basta cliccare QUI

Tag
Iscriviti alla newsletter QUInews ToscanaMedia ed ogni sera riceverai gratis le notizie principali del giorno