Lavoro lunedì 11 febbraio 2019 ore 10:07
Acciaio al piombo, Uglm chiede approfondimenti
I rappresentanti Uglm pretendono impegni e responsabilità precise rispetto a questo tipo di lavorazione in Aferpi abbandonata 30 anni fa
PIOMBINO — Uglm non è stata convocata al tavolo aziendale durante il quale è stato illustrato ai rappresentanti per la sicurezza dei lavoratori l'intenzione dell'azienda di avviare dei test per l'introduzione di acciaio al piombo. Nonostante ciò Claudio Lucchesi Rsu Uglm Aferpi e Sabrina Nigro segretaria generale Ugl Livorno hanno esternato la loro preoccupazione.
"Tutti conosciamo la tossicità di questo elemento di lega e la malattia professionale detta saturnismo che comporta altre varie pesanti patologie. - ha riferito Uglm in una nota - Il D.Lgs. 277/91 stabilisce i limiti a cui possono essere esposti gli addetti agli impianti nei quali viene utilizzato questo metallo. Ci sono, per legge, obblighi e sanzioni, sia per il datore di lavoro che per i lavoratori".
Uglm ha elencato una serie di prescrizioni che comporterebbero delle sanzioni: mancato controllo periodico dell’esposizione al piombo (ambientale e biologico); mancata attuazione degli interventi atti a ridurre l’esposizione (limitazione dei quantitativi piombo in lavorazione, pulizia dei locali, impianti di aspirazione, mezzi di protezione individuali, ecc...); mancata adozione degli interventi per il superamento dei valori limite (redazione di un piano di lavoro, tempestiva comunicazione alla Asl); mancata informazione dei lavoratori; mancata registrazione dei lavori esposti; mancata realizzazione di servizi sanitari idonei (docce, spogliatoi, lavaggio degli indumenti presso una lavanderia specializzata ed attrezzata).
"Fatta questa doverosa premessa passiamo alle nostre considerazioni.
La prima è che riteniamo che per partire con questa tipo di lavorazione rischiosa non sia esaustivo il solo consenso degli Rls. - hanno puntualizzo - Occorre che le organizzazioni sindacali, per espletare il loro compito di tutela dei lavoratori, siano resi edotti di tutta la documentazione aziendale comprese le consulenze e i responsi degli enti preposti in merito. Questo tipo di lavorazione non può partire senza dovuti approfondimenti perché fortemente impattante sia per la salute dei lavoratori che dei cittadini. Non ci entusiasma neanche il comunicato delle Rls che sicuramente nel momento della stesura sarà stato supportato da materiale cartaceo fornito dall'azienda. - e hanno aggiunto - La seconda considerazione da fare è sulla relazione di Carlo Mapelli sull'argomento. Ovvero su quanto sembrerebbe che lo stesso, interpellato sull'argomento, avesse dicharato. In particolar modo: che non ci sia possibilità di volatilità del piombo, in quanto questo metallo passa allo stato gassoso a una temperatura di 1800°, mentre le barre escono dal forno a 1200°. Pur non essendo blasonati professori del Politecnico di Milano, la sua affermazione ci pare semplicistica, più rassicurante che altro. Se fosse come afferma perchè dovrebbero essere forniti così tanti Dpi (indumenti protettivi) ai lavoratori esposti?".
"Questa tipologia di lavorazione non era prevista nel piano industriale presentato da Jindal al Mise ed alle organizzazioni sindacali. La Regione e l'amministrazione locale ne erano a conoscenza? Come Uglm - hanno concluso - chiederemo incontri con tutti i soggetti interessati pretendendo impegni e responsabilità formali precise. In primis chiederemo un incontro con il primo cittadino, garante della salute pubblica. Lo faremmo anche con l'assessore all'ambiente se ci fosse e con gli enti che dovranno rilasciare autorizzazioni in merito".
A Piombino questo tipo di lavorazione fu abbandonata 30 anni fa - hanno ricordato - "nel momento in cui il piombo veniva riconosciuto come sostanza pericolosa e fu tolto anche dalla benzina. Oggi perché si torna al suo utilizzo? Non sarebbe possibile ricorrere ad altri sistemi meno impattanti per la salute come fu fatto in passato? Ci auspichismo che il materiale non sia già nei magazzini e che non siano già previsti altri arrivi. In un territorio già profondamente martoriato sul lato ambientale, occorrono dovute rassicurazioni sia per i lavoratori che per i cittadini".
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