Lavoro domenica 17 settembre 2017 ore 11:24
Trattativa o rescissione? Ugl vuole affidabilità
Con la fabbrica quasi ferma Uglmet chiede che dall'incontro al Mise si pretendano soluzioni affidabili nonostante gli scenari che si profilano
PIOMBINO — "Arriveremo alla convocazione del giorno 20 con uno stabilimento quasi o completamente deserto. Addirittura la portineria chiusa e la vigilanza ridotta al minimo indispensabile, difficile ricordare qualcosa del genere anche tornando a ritroso nel tempo. Ditte dell'indotto, le poche rimanenti: mense chiuse e pulizie con continue ulteriori riduzioni".
Questa è la fotografia scattata dall'Uglmet Piombino e terziario che di fronte alla frustrazione degli operai, delle loro famiglie avrebbe preferito un'assemblea pubblica prima di andare al Mise il prossimo 20 settembre e valutare il da farsi.
"Dopo 3 anni di promesse mancate l'intero territorio è a pezzi e la sensazione è di non essere, se mai lo siamo stati realmente, una emergenza nazionale. - hanno aggiunto - Vedremo il 20 cosa verrà fuori dall'ennesimo appuntamento romano ma sarebbe inaccettabile che, come rappresentanti dei lavoratori, ci riducessero a semplici relatori passivi. La situazione è grave, più del previsto".
Ma quali saranno allora gli scenari futuri? Le ipotesi secondo Uglmet sono sostanzialmente due: la trattativa tra Jindal e Cevital, con l'incognita logistica, agroindustria e concessioni portuali, o la rescissione del contratto per inadempienza con lo scenario di un possibile contenzioso. "In entrambi i casi si parla di 3/4 anni ancora di attesa per 1900 lavoratori diretti senza contare l'indotto". Ancora troppi dubbi e troppe incognite si profilano sulla strada della vertenza piombinese, specie per quanto riguarda il completo ricollocamento dei lavoratori.
Per Uglmet dal Governo bisognerà pretendere soluzioni affidabili, un piano industriale serio e dettagliato, non le slides di Rebrab o lettere di intenti di Jindal, la compatibilità urbanistica e ambientale, la garanzia certa dei fondi.
"Nel frattempo il Governo, le istituzioni regionali e locali di concerto con le rappresentanze sociali e di categoria devono pensare e attivare soluzioni diverse per il territorio. - hanno concluso - E' inaccettabile andare avanti con promesse e/o ammortizzatori sociali; tanto meno con Naspi e formazione se non sappiamo neanche in quali settori occorreranno nuove figure".
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