Attualità domenica 06 agosto 2023 ore 07:00
Andavamo in trucia e stavamo alla solina
Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia Gordiano Lupi ci ricorda qualche modo di dire di ieri e di oggi
PIOMBINO — A Piombino abbiamo un vernacolo molto colorito, fatto di livornese corretto al maremmano, che di tanto in tanto mi lascia esterrefatto, anche se qui sono nato e ci vivo da 63 anni. Cominciamo con un ricordo. Mi trovavo in uno stadio a vedere una partita in una giornata invernale insieme a un amico, si parlava di un Presidente di calcio (di fantasia, eh? Non ci sono riferimenti concreti), a un certo punto il discorso cade su possibili acquisti e investimenti per potenziare la squadra. Il mio amico risponde: “Sì, l’ha bell’è spesi tutti que’ sordi! Lui mangia segatura pe’ caca’ trucioli!”. L’immagine è stupenda, oserei dire cinematografica, sarebbe l’equivalente labronico di ‘Se la gallina ’un gli fa du’ ova le tira il collo’, ma molto più colorito, perché riferito a se stessi: essere così tirchi da mangiare segatura per avere truciolato da usare per lavori di falegnameria. Scusate se è poco.
Andiamo avanti. Siamo d’estate, i detti popolari non mancano, anche se la stagione è lontana da finire, ricordo mia nonna e il suo adagio preferito: ‘Chi fa il bagno di settembre, nella bara si distende!’ Siete avvisati, anche se siamo ancora ad agosto. E sempre in tema estivo, quando si va parecchio a giro senza una meta precisa, specie da giovani sfaccendati, prima che riaprano le scuole, a Piombino un tempo si diceva ‘anda’ in trucia’, equivalente di andare a zonzo. L’immagine colorita faceva riferimento ai mendicanti che mostrano abiti miseri e vanno in giro mal ridotti. Si sente dire sempre meno, ma era un modo di apostrofare i nipoti girelloni da parte dei nonni: ‘Sei sempre in trucia, ’un ti si vede mai in casa!’. Insomma, fermati un pochino, va bene che è estate, ma datti una calmata.
Parliamo ancora di ragazzi e di fame atavica, stile Franco & Ciccio, quando in tavola qualcosa piace molto (meglio garba, ma ne parleremo!) si usava dire come esclamazione positiva: ‘Ah, quanto mi garba! Lo mangerei anche in capo ai tignosi!’. Immagine repellente, non c’è niente di peggio di una testa piena di zecche, di pidocchi, insomma un cibo deve garbare proprio tanto per mangiarlo in questa situazione. Non si sente dire molto, al giorno d’oggi, pure questa espressione labronico - maremmana sembra caduta in disuso, a vantaggio di un’uniformità linguistica dettata prima dalla televisione, adesso dai social.
Altro modo di dire: ‘Sei proprio come il prezzemolo!’ Ma anche. ‘Sei come il giovedì’ per far capire che uno è sempre in mezzo, come c’è un evento, una cosa in piazza, uno spettacolo, insomma come c’è l’occasione di farsi notare lui è sempre presente.
E che dire di ‘stare alla solina’? Tipico gergo piombinese che un mio amico elbano fatica a capire (proprio lui mi ha convinto a fare ricerche). Si dice quando è primavera e arrivano i primi raggi di sole a riscaldare la pelle, quando si sta bene sotto la prima calura. Qui l’origine è molto colta, solina è un sostantivo femminile di origine sanscrita ed egiziana per via latina, si tratta di un diminutivo o vezzeggiativo italiano femminile di sole. Stesso dubbio assale il mio amico elbano quando a Piombino chiede uno schiaccino, perché non è la stessa cosa di una schiaccina, ché lo schiaccino per un piombinese è una schiaccia rotonda imbottita di qualcosa, mentre la schiaccina è soltanto focaccia (chiamiamola come i liguri e i pisani, una tantum!), nuda e cruda.
Avevo accennato al termine mi garba, che quand’ero giovane e lavoravo in una scuola di Borgomanero mi ci fecero nero e mi presero in giro per diverso tempo. In Toscana si dice mi garba, c’è poco da fare, non si dice mi piace! Pure qui l’origine è colta. Si risale ai tempi d’una corporazione fiorentina chiamata l’arte della lana, nota per i panni pregiati fatti con lana finissima importata dal sultanato arabo del Garbo. Via del Garbo, a Firenze, prende nome da questa corporazione (adesso è Via della Condotta). Il garbo è sinonimo di alta qualità, per cui un toscano dirà sempre: Questa cosa mi garba parecchio! E voi non toscani dovete stare zitti e ascoltare, pure se non capite. I miei amici livornesi spesso sfottono i pisani, considerati un po’ rozzi e campagnoli, quando dicono che i pisani ‘vanno a prendere il garbo a Lucca’.
Finiamo con gli improperi, visto il caldo! Perché si dice ‘Maremma maiala, Maremma impestata …’? Povera Maremma, che male vi ha fatto? Non guardiamo adesso, ma un tempo la Maremma era un territorio aspro e inospitale, pieno di paludi malsane dove non era difficile contrarre la malaria e morire. A tal proposito cade a fagiolo l’esclamazione Maremma impestata! Non solo, c’erano i banditi ed era facile essere aggrediti, derubati, ammazzati, ergo in onore dei briganti: ‘Maremma ladra!‘ La Maremma, per gli storici va da Cecina a Tarquinia (lo dice Dante nella Divina Commedia, non Gordiano Lupi in Amarcord Piombino, vedi la differenza?), inutile che noi piombinesi ci definiamo livornesi, siamo geograficamente maremmani. Maremma deriva dal latino maritima (zona insalubre vicina al mare), ma anche dallo spagnolo marisma (palude), tutto per definire un luogo poco sano, come dice la canzone, dove l’uccello che ci va perde la penna. Ah, per favore, smettete di chiedervi perché Massa Marittima, Campiglia Marittima, Civitella Marittima … si chiamano Marittima anche se sono località lontane dal mare. Il mare non c’entra niente! La locuzione sta a significare in Maremma (dal latino maritima).
Abbiamo imparato qualcosa e (spero) ci siamo divertiti.
Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata
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