Il ba’ piombinese

PIOMBINO — Abbiamo parlato a lungo del dé piombinese, adesso occupiamoci del ba’, che è tutt’altra cosa. Prima leggiamo il Dizionario Treccani della lingua italiana, fonte autorevole, che cita un ba non accentato né apostrofato: s. m. (voce onomatopeica, che evoca il balbettio), invariabile, parola incomprensibile, che ricorda una sillaba balbettata. Riporta un’espressione regionale come esempio: (non) dire né a né ba, non aprir bocca inaspettatamente, non dare spiegazioni: abbandonò la fidanzata e sparì senza dire né a né ba. Il nostro ba’ non è questo, si tratta di una forma di saluto tutta toscana, molto piombinese, è una sorta di ciao, un bada un po’ chi si vede! dove ba’ vuole l’apostrofo - che indica la forma contratta toscanissima di bada (in italiano guarda) - e non l’accento acuto come il dé. Per l’analisi popolare di questa forma ho contattato l’amico scrittore Alessandro Fulcheris, per anni gestore del Bar Nazionale, quindi grande utilizzatore del ba’, ché nel corso della giornata di gente ne vedeva parecchia. Mi confida: “Io avevo tre tipi di ba’. Quando vedevo uno che conoscevo e che mi faceva star bene usavo il ba’ simpatico, detto con forza, con entusiasmo ed enfasi, che stava a significare la gioia di vedere una persona. Poi usavo il ba’ medio, stanco, espresso con una sorta di fatica, per salutare una persona che conoscevo, ma ordinaria, di routine. Infine usavo il ba’ dispregiativo, scoraggiato e sconfortato, riservato a clienti come il Pantera. Non appena lui entrava nel bar partiva il mio ba’ e lui faceva altrettanto, era un ba’ senza accento, molto basso e strascicato, direi semi tenorile: baaaaaaaaaaa ... come per dire: era meglio se’ un ti vedevo …”. Fulcheris ci ha detto tutto, aprendo un mondo sull’uso di questa espressione di saluto onomatopeica piombinese, ancora molto usata. Non ci resta che dire qualcosa sul personaggio Pantera, che esula dalla grammatica e dal lessico piombinese, ma merita un breve approfondimento per far capire come mai a lui fosse riservato un ba’ sconfortato e dispregiativo. Infatti non si poteva sapere cosa mai avrebbe potuto combinare e allora: Ba’, sei venuto anche oggi? (era meglio se non ti vedevo). Il mitico Pantera -chi l’ha conosciuto lo sa bene - faceva parte dell’arredamento del Bar Nazionale, al punto che via Lombroso (angolo corso Italia) una volta venne rinominata, da un buontempone, con un pennarello nero: via Pantera. Lui lo trovavi a ogni ora del giorno appoggiato alla vetrina, di solito non del tutto sobrio, con quello sguardo allampanato, i capelli lunghi e grassi, l’andatura cadente, vampiresca. L’origine del soprannome spiega tutto, non deriva dal Pantera personaggio interpretato da Gasmann né dall’animale feroce, tutt’altro, la spiegazione è piombinese, oserei direi vernacolare. Pa’ è l’onomatopea, il suono, il tonfo che una persona fa quando cade, ’n tera è forma piombinese per dire in terra. Ergo Pa’… ’n tera. Il soprannome significava, di fatto, che dopo ogni sbronza il personaggio in questione cadeva inevitabilmente per terra, facendo un bel tonfo. Abbastanza chiaro perché al suo ingresso nel bar, il ba’ di saluto fosse pronunciato con grande sconforto.

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