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Attualità giovedì 21 aprile 2022 ore 19:29

In mare o in porto, i dubbi sul rigassificatore

Il porto di Piombino

E’ il Comitato Salute Pubblica a esternare tutti gli interrogativi in fatto di sicurezza, rischi, procedure e localizzazione



PIOMBINO — Il Comitato Salute Pubblica è intervenuto nel dibattito relativo all’ipotesi della messa in funzione di una nave rigassificatore nel porto di Piombino.

“Una vicenda complessa soprattutto legata alla sicurezza, alle tempistiche, alla localizzazione, alle procedure, ai rischi per la popolazione e per l’ambiente, per le attività esistenti, dislocate sul porto e a poche miglia dalla costa, per le ricadute sulla economia dei territori vicini oltre che sui comuni dell’isola d’Elba. - hanno commentato - Una vicenda davvero impegnativa che comporterà l’obbligo di decisioni supportate da pareri tecnici, da approfonditi studi di fattibilità, nonché l’obbligo di specifiche procedure ai sensi delle normative vigenti in materia. Dovrà essere esaminato in conferenza dei servizi dal comitato tecnico regionale, dei vigili del fuoco, della capitaneria, dai rappresentanti ministeriali”.

Per il Comitato Salute Pubblica entrambe le soluzioni, sia quella che prevede la collocazione del rigassificatore in banchina, come annunciato dal Ministro Cingolani, sia quella in mare aperto, presentano criticità rilevanti e tali da non ritenere adeguata l’area di Piombino.

“Un impianto di rigassificazione, in banchina o in mare, è sottoposto, leggendo le procedure inerenti il rigassificatore di Livorno, alle direttive Seveso (rischi di incidenti rilevanti) di cui al Dlgs 105/2015. - hanno spiegato dal comitato - Da una recente sentenza del Tar Toscana sul rigassificatore di Livorno ( n. 1870 del 30 luglio 2008) si afferma che ‘la nave, essendo stabilmente ancorata al fondo marino, perde la principale caratteristica del mezzo di trasporto, vale a dire la mobilità da un luogo all’altro, per assumere la diversa funzione dell’impianto fisso di immagazzinamento e trasformazione del gas liquefatto, come tale soggetto alla disciplina degli impianti a rischio dettata dal D.Lgs. n. 334/99”oggi Dlgs 105/2015”.

“Ci risulta che il rigassificatore di Livorno, situato a 12 miglia dalla costa, abbia una fascia di sicurezza di 2 miglia, circa 3700 metri. - hanno proseguito - Nel piano di sicurezza del rigassificatore di Livorno si parla di zero rischi per la popolazione e per gli elementi a terra sensibili. Questo non si può dire per l’ipotesi di Piombino. Il Governo è in attesa delle verifiche tecniche da parte di Snam, ma le proposte della società sulla fattibilità del luogo, sulla sicurezza, sui rischi, sulle fasce di rispetto dovranno essere approvate da organi tecnici e istituzionali. Anche l’ eventuale collocazione in mare aperto, desta non meno perplessità e preoccupazioni, al punto che molti in città stanno sostenendo che i nostri esponenti governativi forse dovrebbero meglio conoscere il nostro mare, le nostre coste. Siamo nel bel mezzo dell’arcipelago toscano, ci viene voglia di ricordarlo, Elba, Giglio, Giannutri, Cerboli, Isola di Montecristo, Palmaiola, Capraia e verso nord Gorgona, siamo nel bel mezzo del santuario dei cetacei”.

Il sindaco di Piombino ha incontrato i sindaci dell’Elba, di Follonica e della Val di Cornia. “Auspichiamo - hanno concluso -che si arrivi ad una presa di posizione contraria congiunta per le caratteristiche del nostro golfo e del nostro territorio. Le decisioni che vengono dall’alto, specie quelle frettolose, si realizzano in ambito locale quando non incontrano criticità e pareri sfavorevoli da parte delle istituzioni amministrative locali”.


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