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Attualità domenica 24 luglio 2022 ore 08:51

In morte di Enzo Riccomini

Foto fornite da Giovanni Gualersi

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia Gordiano Lupi ricorda Enzo Riccomini morto a Viareggio il 22 Luglio



PIOMBINO — Enzo Riccomini ci lascia all’età di 88 anni, viareggino di adozione ma piombinese di nascita, resta uno dei personaggi della mia giovinezza, lui che ha portato il nome di Piombino in giro per l’Italia, come giocatore e allenatore. Riccomini è un caso atipico tra i calciatori che siamo soliti citare - gente come Lido Vieri, Nedo Sonetti e Aldo Agroppi -, ché la maglia nerazzurra non l’ha mai vestita e al Magona è sceso in campo solo da avversario, ma se si sta a vedere pure Vieri ha giocato a Venturina, mica nel Piombino, anche se è tornato a fare (in incognito) il direttore tecnico e l’allenatore dei portieri. Gianluca Andreuccetti, su Amaranta - la rivista dei tifosi livornesi - scrisse una bella storia della vita di Riccomini in occasione dei suoi 80 anni, fonte principale delle nostre informazioni, oltre alle schede tecniche di Giovanni Gualersi.

Riccomini nasce a Piombino, il 22 Agosto del 1934, figlio di un operaio della Magona, comincia a dare calci a un pallone molto presto, ma la carriera di calciatore non decolla. Enzo parte dalle giovanili della Fiorentina, debutta nel Cecina in Quarta Serie (1953), torna alla Fiorentina in serie A (senza presenze), nel 1954, poi tanta C, D e Interregionale fino al 1964, tra Empoli, Sestese, Cuoiopelli e Poggibonsi. La squadra più importante è l’Empoli, dove gioca per quattro stagioni e proprio in terra fiorentina comincia ad allenare. Scarpette al chiodo nel ‘65 e si comincia la vera carriera che dà soddisfazione, quella in panchina, ché non serve essere stati grandi calciatori per essere buoni allenatori! La regola da Enzo è confermata.

Riccomini, come Sonetti, è un calciatore mediocre, mago in panchina, al servizio di squadre minori, spesso salvate, in alcuni casi vincenti. Resta piombinese, anche se per primo taglia il cordone ombelicale con la città dell’acciaio, seguito da Sonetti e da Vieri, che dalla terra natale si sono allontanati. Resta una nostra gloria, volente o nolente, ché da ragazzi ci vantavamo di avere così tanti calciatori e allenatori tra serie A e B, questa soddisfazione ce l’ha data. La bravura di Riccomini in panchina, gestore d’uomini e di schemi, si nota proprio a Empoli, campionato 1969 - 70, con il quinto posto in Serie C. Riccomini vive a Viareggio, luogo del cuore, dove tornare dalla famiglia e al suo mare, dopo aver allenato Empoli, Viareggio, Pistoiese, Ternana, Ascoli, Arezzo… I suoi fasti calcistici son legati a Ternana e Pistoia, città che lo piangon più di altre, insieme a noi piombinesi che l’abbiamo sempre amato. Riccomini porta in serie A la Ternana, vincendo un fantasticocampionato di B, succedendo a Corrado Viciani sulla panchina neroverde (1973), guidata con poca fortuna anche in serie A (retrocessione immediata), ma dopo aver lottato (1974). Il vulcanico Costantino Rizzi lo chiama ad allenare l’Ascoli in serie A, per tentare di salvarla, ma retrocede per differenza reti, anche se in quella stagione si toglie la soddisfazione di sconfiggere l’Inter. A Pistoia, tra il 1977 e il 1980, guida gli arancioni in serie A, dopo averli salvati e aver sfiorato la promozione. La Pistoiese di Melani è molto piombinese, con il direttore sportivo Claudio Nassi, il mister Riccomini, il secondo portiere Lido Vieri (ormai anziano), oltre a un manipolo di vecchie glorie in gamba come Frustalupi, Borgo, Guidolin e Saltutti. Riccomini vince il campionato ma non rimane a Pistoia, passa alla Sampdoria di Mantovani, sempre in B, dove le cose non vanno troppo bene, il primo anno arriva quinto, il secondo è esonerato dopo poche gare, sconfitto anche dal concittadino Sonetti che guida la Sambenedettese.


Riccomini resta un girovago della panchina, torna a Pistoia, prima si salva, poi finisce in C, quindi ad Arezzo, che salva per tre anni di fila dalla retrocessione, infine Barletta e Sambenedettese. Poi basta con il calcio che conta, torna a Viareggio e vince un campionato con la squadra di casa (e del suo cuore), che nel 1989 portain C2, il suo ultimo torneo vittorioso. Alessandria è soltanto un tentativo di uscire da casa, per riemergere, ma dura poco, dopo le prime sconfitte lascia il posto a Sabadini. E torna nella sua Viareggio, per l’ultimo saluto, stagione 1992 - 93, poi chiude, stacca la spina con il calcio, puoi vederlo andare alla partita, allo Stadio dei Pini, poco altro, ma non è più protagonista. A Pistoia lo rimpiangono parecchio, 179 panchine, un sacco di vittorie, il miglior allenatore dei mitici arancioni, dicono i tifosi, una squadra che ho visto giocare, un sacco di anni fa, in quello stadio piccolo ma bello. Allenatore concreto e un po’ difensivista, “meglio due feriti che un morto” diceva sempre, “prima non prenderle” era un altro motto, anche perché mica allenava la Juventus. E poi non è vero che a Piombino non lo ricordiamo, pure se lui un poco ci ha snobbato, ché nel 2009 il suo nome è entrato nell’Albo d’Onore dello Sport, insieme a Lido Vieri e al mio amico Evo Lorenzelli, un vero galantuomo(uno di questi giorni ve ne parlo). Gianni Anselmi e Massimo Giuliani - sindaco e assessore - hanno fatto restare nella storia l’allenatore operaio, il magonista, quello che portava al successo Ternana e Pistoiese. Bravo Riccomini, anche se a Piombino hai giocato soltanto da avversario, per giunta con la maglia biancorossa della calcisticamente odiata Cuoiopelli. 

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


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