Lavoro giovedì 26 luglio 2018 ore 06:00
Pochi operai in assemblea, parola d'ordine cautela

I sindacati hanno fatto il punto rispetto ai programmi di Jindal per Piombino. Resta il nodo protezione sociale, richiesto incontro
PIOMBINO — Erano circa 150 i lavoratori che ieri mattina hanno preso parte all’assemblea indetta dai sindacati per gli aggiornamenti sul passaggio da Cevital a Jindal dello stabilimento siderurgico piombinese.
Un passaggio che da un lato dà una nuova speranza agli operai visto il piano industriale del gruppo indiano e la volontà di realizzare nel tempo anche due forni elettrici, dall’altro però restano degli interrogativi su ammortizzatori e tempistiche.
I numeri di Jindal per i suoi progetti a breve termine si fermano a 435 lavoratori entro Settembre per la ripartenza dei laminatoi; quota 600 quando partiranno le demolizioni; i 1500 si raggiungeranno quando entreranno in funzioni gli impianti di produzione dell’acciaio presumibilmente fra 18 mesi.
Il cortocircuito arriva sui tempi. La cassa integrazione scadrà con la fine del 2018 e bisognerà aprire una nuova trattativa con il Governo per avere nuove garanzie sugli ammortizzatori. Nell’Accordo di programma, poi, Jindal conferma la piena occupazione a fronte dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali. A proposito di protezione sociale è stata proposta l’ipotesi della cassa integrazione a rotazione.
La parola d’ordine in questa fase e nei prossimi mesi è cautela vista la precedenza esperienza con Rebrab e il gruppo algerino Cevital.
Attualmente lo stabilimento è fermo, ma la speranza è con la partecipazione di Jindal al bando di Ferrovie si possa ripartire a stretto giro.
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