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Attualità domenica 02 giugno 2024 ore 08:13

Roberto Gori, un piombinese in serie A

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia Gordiano Lupi ripercorre la carriera di Roberto Gori



PIOMBINO — Roberto Gori nasce a Piombino il 19 giugno del 1938, debutta in nerazzurro (lega giovanile) nel periodo in cui il glorioso topolino disputa l’ultima stagione di Serie B (1953/54), ma è troppo giovane per giocare in prima squadra, dove il grande Doriano Carlotti non ha rivali. È l’anno della retrocessione in C, il Piombino di Valcareggi arriva ultimo con 27 punti, ma lotta fino alla fine, visto che Padova, Alessandria e Pavia (che si salvano) terminano a 29 punti. Gori resta a Piombino anche nei due anni successivi (1954/55 e 1955/56), ma non disputa gare in serie C, solo settore giovanile, quindi comincia a viaggiare per la penisola proseguendo la leggenda dei portieri di scoglio, di solito molto bravi. La sua prima vera squadra è il Cenisia Torino - Quarta Serie e Interregionale -, dove in due anni (dal 1956/57 al 1957/58) gioca 30 partite. La consacrazione a portiere di vaglia avviene a Biella - dal 1958/59 al 1963/64, ben sei stagioni in serie C a difesa della porta piemontese, titolare inamovibile, salvo una stagione (1961/62) caratterizzata da infortuni.

La svolta decisiva in carriera arriva nella stagione 1964/65 con Roberto Gori acquistato dalla Lazio che gioca in serie A, compagine nella quale il nostro portierone disputa 3 gare in prima squadra e 7 nella De Martino (il campionato riserve). Il debutto nella massima serie nazionale avviene l’8 novembre 1964, allo Stadio Menti, nella gara LanerossiVincenza - Lazio, persa dagli ospiti per 2 reti a 1. Roberto resta a Roma altri due anni: nel 1965/66 gioca 5 partite in serie A e 13 in De Martino; nel 1966/67 gioca 3 gare in serie a e 6 nella De Martino.

Sono campionati importanti che lanciano definitivamente Gori nell’Olimpo dei migliori estremi difensori italiani, ma lui vuole avvicinarsi a casa e accetta l’ingaggio del Livorno in serie B, dove resta dal 1967/68 al 1971/72, in pratica tutta la maturità calcistica, fino al compimento dei 34 anni. Molte presenza a difesa della porta amaranto, per un totale di 104 per tutto il periodo. A questo punto Roberto Gori attacca i guantoni al chiodo, ma non del tutto, perché comincia la carriera di allenatore, nella stagione 1972/73, partendo proprio da Piombino, dove la favola era cominciata. In quel Piombino ambizioso guidato dal Presidente Gino Volpi, decide di continuare a fare il portiere in Promozione, ma gioca solo 5 partite e come allenatore non viene capito, perché subisce un triste esonero.

Gori è un innovatore ma la vecchia guardia nerazzurra gli è dichiaratamente ostile, per questo è costretto a mollare (suo malgrado) dopo aver subito una cocente sconfitta (5 a 0) a CastelnuovoGarfagnana, per lasciare il posto a Piero Fiorindi. In ogni caso il tabellino risultati delle prime sei gare non era tale da giustificare un esonero, perché il Piombino aveva messo in carniere una vittoria, tre pareggi e due sconfitte. Citiamo per dovere di cronaca la formazione sconfitta a Castelnuovo: Gori (Cardinali), Topi, Chelotti, Viacava (Colombi), Pucci, Ghini, Gabrielli, Villani, Pierozzi, Orioli, Ambrogio. Nella rosa dei nerazzurri era presente anche un altro ottimo portiere come Sergio Costi (ex Milan, Trapani e Ravenna) che prese il posto di Gori tra i pali (23 presenze), inoltre si poteva contare sul giovane Marcello Cardinali come dodicesimo (4 presenze in campo). La vera carriera da allenatore di Roberto Gori si sviluppa in Piemonte, tra Biellese e Omegna, tre anni di serie C con la prima (dal 1977/78 al 1979/80), due stagioni di C/2 con la seconda (1980/81 e 1982/83), per finire a Sant’Angelo Lodigiano in Interregionale nel 1990/91. Muore a Ponderano, in provincia di Biella, lontano dalla sua Piombino, il 21 maggio del 2024. Per questo lo ricordiamo, rendendo omaggio a un calciatore che ha fatto onore al nome della sua città sui campi di mezza Italia.

Marcello Cardinali, nella rosa del Piombino 72/73, mi ha detto: “Roberto Gori era un vero professionista, lo vidi giocare in serie B, in un Livorno - Como, e già guardavo il portiere come si muoveva in campo, anche quando il gioco si svolgeva dall’altra parte del campo; raccoglieva i piccoli sassolini, tutto quello che si trovava nell’area di porta, che poteva deviare il pallone; questa cosa la faceva anche a Piombino, nelle porte del Magona. Era un portiere di posizione, tipo Sarti dell’Inter, o Zoff della Juve; non era uno spettacolare o volante come Castellini del Torino, per intenderci. Io ho imparato tutto da lui eda Sergio Picchi; loro erano molto simili come portieri, si tuffavano solo se necessario, perché si muovevano molto nella porta e rendevano facili tutte le parate. Un uomo gentile ed educato, io ho esordito subentrando a lui, a Castelnuovo Garfagnana, il 5 novembre 1972. Quella fu la sua ultima partita come allenatore / giocatore del Piombino”. Fu una stagione tribolata, aggiunge Cardinali, e Gori ne fece presto le spese: “Le aspettative erano alte, i vecchi remavano contro, ma Goriebbe il merito di far esordire in Promozione sia Luciano Gabrielli che Riccardo Villani, entrambi giovanissimi; pure io (a 21 anni) come portiere ero giovane”.

Fabrizio Chelotti - terzino sinistro di quel Piombino 72/73 - confida: “Di Roberto Gori conservo un ottimo ricordo, per le qualità di tecnico e di preparatore. Gli allenamenti erano basati su schemi tattici ben definiti unitamente a una preparazione atletica che non avevo mai fatto e che avrebbe dato i suoi frutti anche dopo la prima parte del campionato. Tra le cose nuove ricordo gli esercizi sulle gradinate, balzi e scatti, che in seguito avrei visto fare a Zeman anni dopo, nel Foggia. Purtroppo, in quella stagione non ebbe fortuna anche perché la formula allenatore / giocatore non funziona sempre bene, soprattutto se l’allenatore è un portiere. E questo per motivi che è facile comprendere (il portiere è avulso dal gioco, è lontano dalle azioni offensive, mentre in quelle difensive è tropo coinvolto, nda). Ricordo Roberto con stima e affetto perché non era solo un grande professionista ma anche una persona leale, educata, insomma era un uomo serio, molto perbene”.

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


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