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Attualità domenica 19 maggio 2024 ore 06:00

Siamo alle porte co’ sassi

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia “Siamo alle porte co’ sassi” di Gordiano Lupi. Foto di Riccardo Marchionni



PIOMBINO — Siamo alle porte co’ sassi è fiorentino, ma lo diceva spesso mio padre, ergo per me è piombinese. Loretta Mazzinghi mi conferma che anche sua mamma e sua nonna usavano spesso tale espressione colorita quando a loro avviso il tempo delle chiacchiere era finito, non si doveva tergiversare, era il momento di agire. Per nascere va da sé che nasce a Firenze, in periodo medievale, e sta a indicare l’estrema vicinanza di un avvenimento o di un evento. Esempio: è il 20 dicembre e si dice: “Siamo alle porte co’ sassi, tra poco è Natale!”. Oppure, siamo a giugno e a luglio iniziano gli esami: “Siamo alle porte co’ sassi. Gli esami son vicini!”. A Piombino, in simili situazioni, si diceva anche: “Se lo chiami risponde!”. Un evento è così vicino che potrebbe pure rispondere alla tua chiamata. L’origine fiorentina del detto risale alla città fortificata con tre cerchie murarie, quando per entrare si doveva attendere un determinato orario fissato dal podestà. Tra le porte di Firenze ricordiamo ancora visibili: Porta al Prato, Porta San Gallo, Porta San Frediano, Porta di San Niccolò, Porta di San Miniato e Porta Romana. Il modo di dire scattava quando le porte venivano chiuse all’imbrunire, in vista della notte, e i battenti venivano serrati con grandi chiavi, realizzate dai chiavaioli, custodite durante il giorno nella sala del Guardaroba di Palazzo Vecchio. In tale momento gli ultimi che dovevano entrare in città (ed erano in ritardo) lanciavano dei sassi contro le grandi porte per avvertire del loro arrivo e per fare in modo che le guardie li aspettassero. Il significato che abbiamo sempre dato a Piombino è quello di trovarsi in prossimità di una scadenza, avere poco tempo a disposizione (per preparare un esame, per chiudere un progetto, ecc.) ed essere vicini al raggiungimento di un obiettivo. Bisogna fare presto, affrettarsi a concludere quel che si deve fare, oppure avviarsi a raggiungere un luogo, prima che chiudano le porte e ci costringano - in mancanza di meglio - a tirare sassi sulle stesse per farcele aprire, pena restare fuori a passare la notte (in senso figurato non raggiungere l’obiettivo prefissato). Un’altra spiegazione, meno accreditata, sostiene che le guardie di giorno bloccassero le porte con dei grossi macigni e che le sentinelle gridassero ai ritardatari: “Correte, siamo alle porte co’ sassi!”. Tutto per indicare che stavano per essere tolti i macigni e presto si sarebbero chiuse le porte. Un’altra tesi, invece, afferma che sarebbero state le guardie a picchiare sulle porte con i sassi per avvisare i ritardatari della necessità di rientrare prima della prossima chiusura. A Livorno il modo di dire pare che abbia un’origine diversa. Quando fu costruito il Cimitero dei Lupi, non avendo ancora il cancello, il suo ingresso era delimitato da due sassi bianchi e il loro varcare significava simbolicamente la fine. Facciamo un esempio pratico. Un imprenditore ha preso l’impegno di svolgere un determinato lavoro per un giorno ben preciso, ma si accorge che si avvicina la data di scadenza e i suoi operai hanno ancora molto lavoro da fare. A quel punto dirà: “Ragazzi, muoviamoci, ché siamo alle porte co’ sassi!”. Ridursi alle porte co’ sassi, significa fare unacosa all’ultimo momento, quando avremmo avuto tutto il tempo possibile per farla con calma. I ragazzi non lo usano più, ma è un modo di dire che caratterizza bene la situazione, molto gettonato negli anni Sessanta, anche nella nostra Piombino.

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


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