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Attualità giovedì 24 settembre 2015 ore 18:23

Valtriani: "Irresponsabile chiudere le cave"

Marco Valtriani, direttore della Cna provinciale di Livorno interviene in merito al futuro delle cave: "Sarebbe tragico per l'occupazione"



CAMPIGLIA — "Microcristallino col 99% di purezza: dovrebbe bastare questo dato tecnico che rende le cave di Campiglia e la cava della Solvay a San Carlo uniche in Toscana in questa tipologia di materiale e tra le pochissime in Italia, a far capire come sia irragionevole anche solo pensare di rinunciare ad un volano di sviluppo del genere per la Val di Cornia e ad una attività estrattiva riconosciuta come strategica per l'industria toscana dalla Regione, dalla Provincia e dallo stesso Comune di Campiglia".

"Ben venga la politica del riciclo dei materiali che possono utilmente venire dalle bonifiche, ed il piano promosso dal presidente di Asiu Valerio Caramassi che va approfondito e sostenuto, ma qui stiamo parlando di una cosa diversa, di un prodotto di elevata qualità indispensabile per l'acciaio del futuro forno elettrico della Aferpi, per la produzione di bicarbonato della Solvay a Rosignano, per il vetro della St. Gobain di Pisa e per la produzione di altre industrie come la Knauff, la Tioxide, l'impianto Enel di Civitavecchia, solo per citare alcuni fra i principali acquirenti del microcristallino che qui si estrae e che costituisce il 95% del fatturato della Cave di Campiglia".

"Aggiungo un altro dato tecnico: sul prezzo dei prodotti da cava, incidono in modo enorme i costi di trasporto; tradotto significa che chiudendo le cave della Val di Cornia si metterebbero fuori mercato le locali produzioni di acciaio, bicarbonato e vetro che dovrebbero far venire il materiale da Terni o Lecco (guarda caso cave con vicino importanti acciaierie), con devastanti effetti sull'occupazione. 

Non si sta infatti parlando di uno o due camion, ma di centinaia di migliaia di tonnellate di materiale che adesso sono quasi a chilometro zero. Stessa problematica per le importanti opere strutturali che dovranno realizzarsi nei prossimi anni in provincia solo pensando ai porti, che avranno bisogno non solo di materiali da riciclo ma anche di blocchi".

"Non facciamo quindi di tutta l'erba un fascio in fatto di cave: la linea di salvaguardia dell'ambiente adottata da anni in questo senso da parte della Regione e dagli enti locali ha seguito un percorso coerente che ha salvaguardato i siti la cui produzione risulta come strategica per l'economia dei territori. 

Si rischia un gigantesco effetto domino sull'industria che rappresenterebbe un vero suicidio economico ed occupazionale. Al contrario, serve ragionare e subito su come dare futuro certo ad una preziosa attività estrattiva del genere, così da permettere agli imprenditori di fare quegli investimenti di decine di milioni di euro già progettati (ed in parte già spesi) in termini di innovazione e soprattutto di occupazione, e di tranquillizzare le industrie locali già citate sugli approvvigionamenti".

"Dalla classe politica locale - conclude Valtriani - ci aspettiamo adesso questo: competenza, lungimiranza, certezza delle scelte in coerenza con quanto inserito nei programmi elettorali, altrimenti gli investitori gireranno ben alla larga dalla Val di Cornia e qualsiasi progetto di sviluppo resterà solo parole al vento".


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