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Attualità domenica 20 febbraio 2022 ore 09:16

Delitti fascisti a Piombino

Stadio Silvestrini (La foto è tratta da Piombino calcio di Giovanni Gualersi, Urbone Publishing)

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia Gordiano Lupi ricorda l’omicidio Landi Landino e la presa di Piombino



PIOMBINO — I delitti fascisti a Piombino sono segnati da alcuni nomi di strade, ma non tutti conoscono le storie che si nascondono dietro a una lapide di marmo. Proviamo a raccontare qualcuno di questi eccidi, che non devono essere dimenticati.

La prima vittima dello squadrismo fascista fu il giovane anarchico Landino Landi, oggi ricordato da una strada del centro storico, zona acciaierie, dove in tempi più recenti è accaduto un altro infausto evento. I fascisti non perdonavano a Lando di essere uno dei principali artefici delle loro ritirate, insomma era un ragazzo coraggioso che rispondeva alla violenza ingiusta con metodi altrettanto rudi. Poteva morire solo in un’imboscata. Lando si salvò da un primo agguato avvenuto in località Campo alle Fave, rifugio campestre insieme ad altri perseguitati, dove fu ucciso Amadio Lucarelli (fratello di Pio, il gioielliere). A capo della squadraccia assassina che dava la caccia agli antifascisti c’era addirittura l’ingegner Garabaglia, il direttore dell’Ilva. Lando Landini, rientrato in città, fu ammazzato a colpi di pistola nella notte del 21 Maggio 1922, nei pressi del Bar Elba, tra via Pisacane e via Livorno, strada che adesso porta il suo nome. Tra i presunti colpevoli fu arrestato Rodolfo Agnelli, si fece pure un processo, ma fu una vera e propria farsa perché i presunti sicari vennero ben presto rimessi in libertà. Agnelli, forse colui che aveva commesso materialmente il crimine, restò per un po’ di tempo lontano dalla città, poi fece ritorno, forte della protezione del gerarca Piccioli. Agnelli continuerà a mietere vittime innocenti nel nome di Mussolini, repubblichino fino in fondo, spia e delatore, persecutore di partigiani e confidente dell’esercito di occupazione nazista. 

Il delitto Landi fu la scusa per scatenare una crudele repressione di polizia, con esponenti fascisti convocati in questura, oltre alle sedi di partiti e sindacati piantonate dalla forza pubblica. Per far star buona la gente c’era il ricatto del lavoro, delle assunzioni in fabbrica, che un sedicente Comitato Cittadino (d’ispirazione fascista e padronale) sbandierava a più non posso, confidando sulla fame arretrata di tante famiglie piombinesi. Ben presto tutto fu messo a tacere, senza conseguenze.

In data 11 Giugno 1922 avvenne un altro fatto di sangue, davanti alla fiaschetteria della Pisana, in via Ferruccio, mentre due ubriachi si picchiavano e il vicecommissario di polizia Nicola Landiano tentava di dividerli. La confusione fu tale che alcuni colpi di pistola partiti dalla folla ferirono il poliziotto e uccisero uno studente, il diciassettenne Giuseppe Salvestrini, che si trovava spettatore della rissa. Il ragazzo era iscritto al Partito Fascista (come molti piombinesi, forse per obbligo), la versione di parte fu che un comunista avesse preso la mira sparandogli a bruciapelo. Il funerale di Salvestrini fu celebrato il giorno dopo, in forma solenne, vi parteciparono tutte le autorità cittadine, il partito fascista al gran completo, le associazioni sportive e culturali, il circolo cattolico, persino la banda cittadina e la direzione di Magona e Altiforni. La morte del Salvestrini e il funerale celebrato in pompa magna, corredato da aringhe fasciste, fomentarono nuova confusione, una sorta di marcia su Piombino da parte degli squadristi, che tentarono di conquistare la Camera del Lavoro e la tipografia Avanguardia, dove si stampava Il Martello. I fascisti, aiutati dalle guardie regie e dai carabinieri, incendiarono la stamperia e gli uffici sindacali, cantando inni patriottici, si recarono da Vitaliano Nesi (pur solidale con il fascismo) e dettero fuoco alla tipografia che stampava La Fiamma, subito dopo toccò alla Perseveranza che stampava Il Progresso Maremmano. La stampa indipendente non piaceva ai fascisti. 

Lo storico Gianfranco Benedettini ci ha confidato: “Giuseppe Salvestrini divenne il martire che i fascisti cercavano in ogni luogo. A Venturina trovarono Libero Turchi, ad esempio. Non si sa se il giovane nutrisse idee fasciste o social comuniste, ma servì allo scopo. A lui fu intitolato l’ormai scomparso campo sportivo, quello con la pista a curve rialzate dove ha giocato per anni l’Unione Sportiva Piombino prima della costruzione del Magona”. 

Le ultime aggressioni fasciste segnarono la conquista della città da parte del turpe Comitato cittadino (ergo, i fascisti), che portò tristi bandi di proscrizione e fughe di molti cittadini da Piombino, tra questi il comunista Attilio Landi. Alcuni storici fanno notare che in questo periodo avvenne la fuga in Australia di Oreste Galeotti, forse un fascista incaricato di compiere un attentato con vittima casuale (in questo caso il vicecommissario, solo per un evento fatale morì il ragazzo) per far ricadere la colpa sui rossi e fomentare disordini. Episodi della nostra storia da non dimenticare.

Nella foto: Il vecchio Campo Sportivo Salvestrini, che si trovava tra l’Ilva e la strada che porta in Piombino, proprio davanti all’odierno McDonald's. Al di là del muro di cinta si vede uno scavo ampio proprio quanto un campo sportivo. Occupava quello spazio. Fu dismesso tra il 1950 e il 1960. Davanti all’Ilva realizzarono un vasto spazio, serviva per un ampliamento della fabbrica o a servizio deposito della medesima. Alzarono il muro per recintare, visto che era stata aperta la nuova strada che correva davanti al palazzo della concessionaria Fiat. Si può vedere anche oggi. (Fonte: Gianfranco Benedettini) 

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


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