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Attualità domenica 24 settembre 2023 ore 08:02

Nado Canuti, uno scultore che rappresenta Piombino

Nado Canuti

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia Gordiano Lupi ricorda Nado Canuti e le sue opere che impreziosiscono la città



PIOMBINO — Nado Canuti è uno scultore che ha lasciato il segno nella nostra città. Eppure non credo che a Piombino siano in molti a sapere che diverse opere dell’artista sono reperibili in alcune chiese locali. Per colmo di ignoranza, c’è ancora qualcuno che lo chiama Nedo, mentre il suo vero nome è Nado. L’artista nasce a Bettolle, in provincia di Siena, il 6 Agosto del 1929, per molti anni lavora nel mondo siderurgico (Italsider), attivo con la Resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale. Autodidatta, dagli anni Cinquanta si dedica alla pittura, si licenzia dall’Italsider (1966) e scopre la scultura, la grafica, l’arte orafa. Si trasferisce a Milano alla fine degli anni Sessanta per seguire la sua passione artistica, che diventa una professione, qui ancora vive con la famiglia. Nonostante Nado Canuti sia partito per il Nord non ha dimenticato la sua città di adozione, ogni tanto torna (ora meno, data l’età), ma soprattutto Piombino parla di lui tramite le opere che ha lasciato. Sono vere e proprie orme artistiche quelle conservate nella Chiesa dell’Immacolata: le formelle della via Crucis, i Fioretti di San Francesco, gli arredi dell’altare con la porta del tabernacolo, l’ultima cena messa in verticale, infine un’opera pittorica presente nel refettorio dei frati. Non solo, la piccola chiesa di Salivoli è abbellita da suoi arredi, basta farci una visita e osservare le opere dietro l’altare e le piccole sculture laterali. Impossibile non conoscere l’opera creata per piazza Gramsci: La fontana dei tre orologi, un lavoro che per molti anni non ho apprezzato e che adesso mi pare un decoro irrinunciabile per la piazza. La fontana è significativa sia per la memoria del vecchio nome (piazza Tre Orologi), sia per lo zampillo d’acqua che simboleggia l’attivazione del primo acquedotto piombinese nel 1921, da parte del re Vittorio Emanuele II. In Toscana non c’è solo Piombino per Canuti, perché alla Verna le sue opere adornano la cappella delle Stimmate. Negli anni Cinquanta e Sessanta la stampa specializzata si è occupata delle sue mostre e ha tratteggiato profili critici per alcune opere.

Nado Canuti è un nostro artista a tutti gli effetti, va ricordato, insieme ad Alessio Sozzi, due pittori e scultori meritevoli del titolo di grandi piombinesi. Il mio amico Giuseppe Cavicchioli, che adesso vive a Imperia, mi ha fatto avere alcuni articoli e riproduzioni di opere. Mi ha detto: “Ho conosciuto Canuti da adolescente presso la chiesa dei frati e mi ha sempre affascinato. Con mio padre Piero (operario fonditore a mano) parlavano spesso di come trattare certi metalli. Ho avuto notizia che diverse sue opere sono nella chiesa di Salivoli (non lo sapevo). Quindi, tra le opere dai frati, in piazza Gramsci e a Salivoli, possiamo dire che, a Piombino, ha lasciato un bel segno. Ho cercato sulla rete, ma le notizie sono abbastanza ripetitive passando da un sito all’altro. Come sai è del 1929, spero sia ancora vivo in quel di Milano”. Ho raccolto alcuni ritagli di stampa inviati da Cavicchioli e posso dire che esiste una bella rassegna critica che copre il periodo 1968 - 1980. Per una personale bresciana del 1968, il critico d’arte Mario De Micheli scriveva: “Canuti è uno scultore autentico, con sicure doti, ricco di forza, asciutta energia, dotato di un nucleo poetico interiore che costituisce la vera spinta di un operare figurativo”. Molte le mostre di Canuti: Brescia, New York, Milano, Crema, Parma, ma l’artista non dimentica Piombino, portando i suoi lavori alla Biblioteca Comunale e in altre esposizioni, invitato dagli assessori alla cultura del periodo storico. Scrive il critico Franco Russoli, nel 1970: “Canuti ci rivela nelle sue opere una pietas nutrita di amara coscienza e lo fa innervando immagine e materia di fremiti e scatti e lacerazioni del sentimento spontaneo. Non si serve del mezzo plastico per svolgere un racconto, per descrivere: il suo racconto è incarnato nella scultura stessa”. Le sue sculture in bronzo, esposte anche a Venturina, entusiasmano la critica, soprattutto Marco Valsecchi: “I bronzi di Canuti non presentano vizi stilistici né imprecisioni espressive. Da quei bronzi deriva un senso di fatica, di doloroso divincolamento…”.

Il lavoro di Canuti si modifica nel tempo, comincia con la pittura e scolpisce il marmo, ma è nella scultura in ferro e in bronzo che trova la sua consacrazione, quasi a sottolineare una sorta di legame indissolubile con Piombino. Un monumento importante di Canuti si trova a Lodi, provincia di Milano, è un opera in bronzo alta oltre quattro metri, pesante 14 quintali, inaugurata nel 1980 per festeggiare il gemellaggio di due città attive nella Resistenza: Omegna e Lodi. Si tratta di due forme orizzontali sostenute strettamente per creare la suggestione di un grembo che accoglie con tenerezza e gratitudine chi ha sacrificato la vita per la libertà di tutti.

Il 30 Ottobre del 1980 fu il professor Elvio Natali a presentare una mostra di Canuti al Circolo Acciaierie di Piombino, con sculture e opere grafiche di grande interesse. Pier Carlo Santini, critico d’arte, nel 1974 scrive: “Canuti ha sempre sentito la scultura come aggregazione, connessione, incastro, interdipendenza di elementi differenziati… Canuti delinea motivi di estrazione più geometrica, programmando un sistema di combinazioni ottenibili componendo la figura di partenza, che si ipotizza essere la più chiusa e conclusa”. Tutte cose che riscontriamo nel Canuti più recente e anche nell’opera marmorea più importante che ha lasciato in città, nonostante le critiche del passato: La fontana dei tre orologi.

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


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