Attualità domenica 30 luglio 2023 ore 08:13
Premio fedeltà per i 50 anni di fischietto
Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia “ Cinquant’anni di fischietto per Masini, Toninelli e Lavagnini” di Gordiano Lupi
PIOMBINO — Hanno cominciato a dirigere gare nel 1973, così quest’anno il Presidente Riccardo Pucini della locale sezione arbitri Renzo Bacci ha consegnato un riconoscimento a Renzo Masini, Fabrizio Toninelli e Giuliano Lavagnini. Non è poco restare in un’associazione per così tanti anni, ve lo dice uno che ha resistito per 23 stagioni, poi ha dato le dimissioni, anche se aveva raggiunto la serie C e aveva fatto il Quarto Uomo in A e B. Non è un ambiente facile il mondo degli arbitri, chiuso a riccio verso l’esterno a difesa di posizioni acquisite, anche se è una scuola di vita che insegna a soffrire, lottare, decidere e raggiungere obiettivi. Masini, Toninelli e Lavagnini sono rimasti anche dopo aver appeso il fischietto al chiodo con incarichi dirigenziali e compiti da osservatori, persone che cercano di insegnare il mestiere, una sorta di allenatori che fanno crescere i giovani arbitri. Renzo Masini di tanto in tanto lo incontro sui campi di Promozione, ma siedo abbastanza lontano (anche se è un amico) perché sono un emotivo, per me non è facile stare zitto in tribuna e non tifare Piombino, pure se sono allo stadio per scrivere un articolo. Sono andato a sentire i tre arbitri benemeriti e riporto le loro considerazioni in tema di cambiamento del mondo del calcio da un punto di vista arbitrale.
Giuliano Lavagnini mi dice che per lui la divisa da arbitro è diventata una seconda pelle. “Nella primavera del 1973 ero un ragazzo cicciotello di 17 anni, i miei genitori si ostinavano a volermi far praticare tennis e scherma, ma io amavo il calcio, la Fiorentina e i colori nerazzurri del Piombino. Non avevo i piedi buoni, purtroppo. Una sera mi accorsi che a poche decine di metri da casa, in piazza della Costituzione, c’era la sede della Sezione Arbitri e salii quelle scale. Mi aprì un signore accigliato (il compianto Idoneo Quiriconi), ma appena gli dissi che volevo informazioni per frequentare un corso arbitri, si sciolse in un sorriso, anche perché aggiunsi che avrebbe partecipato anche il mio amico Fabrizio Toninelli. Dopo pochi mesi ero arbitro, grazie al corso tenuto da Valentino Chellini e l’esame sostenuto a Pisa, pronto a dirigere la prima partita Under 14: Cecina- San Vincenzo. Nel Cecina giocava Paolo Giovannelli, centrocampista in seguito acquistato dalla Roma e nel San Vincenzo niente meno che Walter Mazzarri. Ne combinai di tutti i colori e nella gara successiva, al Magona, non andò meglio. Il mio primo osservatore fu proprio Idoneo Quiriconi, che si mise le mani nei capelli pensando che non sarei mai diventato un vero arbitro. Non aveva fatto i conti con la mia volontà e con gli insegnamenti del miglior dirigente che la Sezione di Piombino abbia mai avuto: Attilio Calcaprina, un maestro di vita. La mia carriera fu veloce: dalla Seconda Categoria, alla Prima, alla Promozione, fino al superamento dei confini regionali con l’ammissione alla categoria degli scambi interregionali. Per la piccola sezione piombinese un traguardo che mancava da diversi anni, dopo l’uscita di Mazzoni e Della Schiava. Furono quattro anni di soddisfazioni, durante i quali ebbi modo di conoscere grandi dirigenti arbitrali e del calcio nazionale, come il compianto Artemio Franchi. Dopo alcuni anni passati di nuovo nelle serie giovanili, alla fine degli anni Ottanta, il passaggio alle funzioni di osservatore, fino alla serie D e dal 2000 in poi, le prime esperienze dirigenziali, quale componente della Commissione Disciplina Regionale, della quale sono stato Presidente dal 2009 al 2021. Adesso sono Arbitro Benemerito. Non svolgo attività tecnica, ma seguo i ragazzi di Pucini e mi complimento per i successi di Luigi Ingenito (promosso Assistente in Lega Pro - Serie C) e Giuseppe Reali (promosso in Serie B di Calcio a 5). Per la sezione di Piombino sono lontani i tempi di Bacci- fondatore e primo presidente -, Benedetti, Agroppi, Bonanni, Lami, Chellini, Bernardeschi … ma ci sono tanti giovani dai quali partire. Il traguardo dei 50 anni nell’associazione mi gratifica non poco e sono molto soddisfatto dei risultati raggiunti. Posso dire che fare l’arbitro è stata un’esperienza unica, che ha contribuito a formarmi nel carattere, mi ha dato soddisfazioni che mi accompagneranno sempre e che mi fanno sentire orgoglioso di far parte di un mondo, sicuramente troppo chiuso verso l’esterno, ma fatto di gente vera, umanamente ricca, dalla quale ho ancora adesso, qualcosa da imparare”.
Renzo Masini è stato arbitro effettivo dal 1972, prima a Pisa poi a Piombino, Presidente di Sezione fino al 1992, componente del Comitato Regionale Arbitri fino al 1998, poi del Settore Tecnico AIA, sino ad oggi. Come arbitro ha diretto nella massima categoria regionale (Promozione), quindi è arrivato a calcare i campi della Serie B come assistente e della Serie A come Quarto Uomo. Osservatore arbitrale in serie C, adesso a disposizione della Regione Toscana. Sentiamo i suoi ricordi: “La vita arbitrale mi ha dato tante soddisfazioni e poche delusioni, l’unico grande cruccio è quello di essere arrivato come Assistente Arbitrale nella Commissione Arbitri Nazionale, che designa per le gare di Serie A e B, ma non essere riuscito a calcare i terreni di gioco della Serie A, se non come Quarto Uomo. Sono arrivato a Roma ma non ho visto il Papa (ride). Ricordo, come se fosse ieri, derby importanti di serie C come Palermo - Catania, giocato a Trapani per l’inagibilità della Favorita di Palermo, con il pubblico assiepato alla rete di recinzione, ragazzini fra le gambe degli adulti; era l’anno che precedeva a giugno i mondiali di Italia 90. Ricordo le trasferte nel periodo dell’Austerity, a cavallo tra il 1973 e il 1974 durante il quale non era possibile utilizzare le auto private e l’unico mezzo era l’autobus o il treno, ma quasi sempre era il bus visto che arbitravo gare dell’Organo Tecnico Periferico di Pisa … sveglia di primo mattino e ritorno in tarda serata. Un mondocompletamente diverso, inimmaginabile per chi non l’ha vissuto. Anni splendidi sono stati gli anni Ottanta quando sono stato nominato Presidente della Sezione di Piombino, il più giovane Presidente della Toscana, se non d’Italia; sono riuscito insieme ai miei validi collaboratori, giovani come me, a creare un gruppo diarbitri che in pochi anni è riuscito a operare in serie C, come arbitro o assistente. Un gruppo favoloso che è ancora attaccato alla Sezione anche se la vita ha portato molti di loro a vivere fuori Piombino. Sono cambiati i tempi, il calcio ha preso una strada dove conta solo il risultato e il denaro, sono quasi introvabili i dirigenti che mettono passione e cercano di fare dei propri calciatori uomini pronti ad affrontare le difficoltà della vita. Il Regolamento del Calcio ha avuto varie modifiche per stare al passo con i tempi, seguendo la richiesta sempre più pressante di bel gioco e di gol. Il calcio non è più pergiocatori tecnici ma per calciatori forti fisicamente e veloci, il difensore classico non esiste più, ora c’è il calciatore polifunzionale e il Regolamento segue il volere della gente: gioco d’attacco, rare posizioni di fuorigioco da punire e tante occasioni da rete. Gli arbitri si sono adeguati, maggiore conoscenza del Regolamento e sempre atleticamente perfetti. Oggi non può far l’arbitro chi non è allenato. Rari sono i momenti di tensione in campo, agonismo quasi sempre nella norma, nessuno vuol perdere, ma soprattutto in tribuna non si vuol perdere e lì si vedono scontri violenti fra letifoserie. Violenza che inevitabilmente va a colpire anche gli arbitri in campo, spesso giovani, alle prime esperienze. Quasi sempre chi arreca danni all’arbitro è uno spettatore, raramente un calciatore. Tutto il contrariodi quanto succedeva agli inizi degli anni Ottanta … spesso trovavi giocatori che non sapevano calciare ma era dei veri leader in campo, volevano sostituirsi all’arbitro”.
Fabrizio Toninelli, arbitro effettivo dal 1973 al 1995, quindici anni di gare dirette in Toscana, dei quali cinque in Promozione - al tempo massima categoria regionale a due gironi -, con vari tentativi non riusciti di passare agli scambi interregionali. Appeso il fischietto al chiodo, osservatore arbitrale fino al 2005, massima categoria raggiunta l’Eccelenza; arbitro benemerito dal 2012. Oggi fa il tutor per i ragazzi della locale sezione che cominciano a dirigere le prime partite, li accompagna sui campi e valuta le loro prestazioni, dispensando consigli. Fabrizio ci confida: “In questi cinquant’anni è cambiato tutto, non sempre in meglio. Ricordo ancora quando le designazioni manuali venivano fatte da Idoneo Quiriconi, lui compilava i dati della gara e portava le buste al liceo, durante la ricreazione, chiamava me e il mio amico Giuliano Lavagnini e ci informava in gran segreto sulla gara che avremmo diretto la domenica. Ricordo anche i tempi dell’Austerity, prima con la circolazione a targhe alterne, poi con il divieto totale di usare il mezzo privato, quando per raggiungere i campi di gioco dovevi fare i salti mortali. Oggi è tutto telematico, i ragazzi dispongono di video per rivedere i loro errori e l’abbinamento arbitro - partita è fatto con criteri computerizzati, sulla base di coefficienti tecnici. A livelli alti la tecnologia VAR è un grande aiuto, anche se a mio parere sminuisce la figura dell’arbitro, spesso costretto a rivedere un giudizio espresso in maniera diversa a velocità reale. Tutto cambia e anche noi più anziani dobbiamo adeguarci. In ogni caso penso che l’attività sportiva come arbitro di calcio sia molto formativa, una vera e propria esperienza di vita che fa crescere nella personalità e nel carattere”.
Complimenti ragazzi! Sono un vecchio collega che ancora sente il vincolo di appartenenza alla Sezione Arbitri di Piombino e mi fa un gran piacere dedicare questo appuntamento domenicale a ricordare le vostre gesta. In fondo quei tempi sono stati anche miei, che dal 1976 al 1999 ho passato le domeniche a fischiare calci di rigore e punizioni, ammonire ed espellere calciatori, sbandierare posizioni di fuori gioco. Erano i tempi in cui non si tornava indietro a rivedere niente e non era così importante sbagliare a fischiare un calcio di rigore … non era mica da questi particolari che si giudicava un direttore di gara. Un arbitro lo vedevi dal coraggio, dalla determinazione e dalla personalità, soprattutto quando sbagliava.
Gordiano Lupi
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