Attualità domenica 23 novembre 2025 ore 08:56
Moscaiola, caldano, a babbo morto e un taccio

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia alla riscoperta dei modi di dire con Gordiano Lupi
PIOMBINO — Quando non c’era il frigorifero, in campagna nelle case dei contadini per tenere al fresco gli alimenti c’era la moscaiola, una sorta di profonda scatola di legno incavata in un angolo di muro, con una rete che proteggeva il contenuto da mosche e insetti. Erano i tempi del caldano - detto anche il prete - che serviva per scaldare il letto, una sorta di braciere con i carboni ardenti che ho fatto in tempo a usare, a Seggiano, in casa di mia zia, nelle rigide nottate invernali del Monte Amiata. Da questa sorta di scaldino proviene il detto “andare a letto con il prete”, che può dare luogo a qualche equivoco. Sotto il letto c’era il cantero, il vaso da notte per i bisogni corporali urgenti, visto che spesso il bagno era in chiostra e uscire di notte non era consigliato. Ma veniamo ai detti veri e proprio che risalgono a questo periodo storico, abbastanza antico, tra gli anni Quaranta e Sessanta. “Puzzi di muscito!”, voleva dire che una persona puzzava parecchio, appestava proprio, ma era un puzzo che conteneva un mix indecifrabile di sudore e umidità. “Sei un cerotto!”, per dire che una persona era malaticcia, si è conservato a lungo, spesso rafforzato dall’avverbio “proprio”. “Sei una bodda!”, può avere il senso di persona grossa e poco affascinante, ma il significato originale - visto che la bodda è il rospo - sta nella lentezza, infatti si diceva: “Fa prima a anda’ una bodda a Roma che te a moveti!”. Molto più usato l’intercalare “fare tre passi in un mattone”, riservato a una persona molto lenta. “Da Natale a Santo Stefano”, invece, si dice ancora per qualcosa che dura poco, intuitivo il motivo, visto che passa solo un giorno tra le due date. “Mi sa che questo allenatore dura da Natale a Santo Stefano!”, si dice in senso calcistico, ma anche “Questo il panettone non lo mangia!”. Per indicare un bimbo che spacca tutto: “Il regalo che gli ho fatto durerà da Natale a Santo Stefano”. “A babbo morto!” ha il significato di una cosa (es.: onorare un debito) che accade molto tardi, in un futuro incerto, oppure mai, sottolineando l’assenza di una scadenza precisa e probabile. L’espressione deriva dall’idea di ricevere qualcosa solo dopo la morte del padre, evento di per sé non databile. Per estensione indica indolenza, noncuranza, azioni compiute senza riflettere. Alcuni esempi: “Quando li fai i compiti? A babbo morto?”. “Ti restituirò i soldi a babbo morto”. E quando si fa un taccio, da noi significa che si fa una stima, un accomodamento, una transazione, un accordo su una cifra da pagare. Mentre si possono fare valutazioni “a occhio e croce”, ma pure “a lume di naso”, e saranno sempre stime approssimative, dettate dall’esperienza in un dato settore. Se una persona “ha naso”, vuol dire che ha un certo intuito, quindi le sue valutazioni saranno migliori. Quando si dice che “è la su’ morte” significa che due cose combaciano a dovere, come il formaggio con le pere, per esempio. Si tratta di un’espressione usata in senso figurato, specialmente in ambito culinario o di moda, per dire che qualcosa è l’abbinamento perfetto, l’ideale.
Gordiano Lupi
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