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venerdì 13 dicembre 2024

LEGGERE — il Blog di Roberto Cerri

Roberto Cerri

ROBERTO CERRI - Spunti ed opinioni del Direttore della Biblioteca Gronchi di Pontedera su libri, lettura, biblioteche, educazione permanente e su come tutte queste cose costituiscano una faccia importante dello sviluppo delle comunità.

​Ma internet ci fa leggere di più o di meno?

di Roberto Cerri - sabato 20 settembre 2014 ore 10:01

Parliamone. 

La domanda è intrigante. 

Rispondere però è difficilissimo. Forse impossibile. Tuttavia ci provo. 

Se per “leggere” intendiamo qualunque tipo di testo, si può sostenere che internet aumenta il tempo dedicato alla lettura e ha un effetto positivo. La prova? L'enorme diffusione dei social network ha come riflesso meccanico un aumento delle parole scritte (frasi lunghe, frasi brevi, piccoli testi, ecc.). Infatti chi segue i social network scrive e legge di più. Molto di più. Ovviamente stiamo parlando di frasi e testi “brevi”, sulla cui qualità “letteraria” non è non è il caso di pronunciarsi.

Ma come stanno le cose con i testi lunghi, con la saggistica e con i romanzi per intenderci? Qui le cose si fanno più complicate. Proviamo comunque a capire.

Partiamo dall'offerta di libri digitali. Di fatto negli ultimi 10 anni per gli anglofoni (ma anche per chi parla altre lingue, incluso quella italiana), si sono create enormi biblioteche digitali, accessibili, on line, a costo zero (se uno usa connessioni gratuite) o a prezzi sostenibili in gran parte del mondo. Queste biblioteche contengono centinaia di migliaia di volumi, scaricabili e leggibili su una molteplicità di supporti. Chiunque quindi abbia una connessione internet (o si rechi in una biblioteca pubblica e ne utilizzi pc o wifi gratuiti) può scaricare i testi sui computer fissi e leggerseli con calma. Gli stessi testi possono essere scaricati sui tablet, sugli e-reader e sugli smartphone ed essere trasportati e letti “ovunque” e “quando si vuole”. Il tutto, ripeto, a costi bassissimi, se non zero. La rivoluzione internet ha regalato a ciascuno di noi, singolarmente, una biblioteca di migliaia e in alcuni casi milioni di volumi, sempre disponibile e facile da maneggiare e trasportare.

Ma disporre di tutti questi libri non significa automaticamente leggerli. Per leggerli occorrono altre tre cose: interesse a farlo, tempo, abitudine alla lettura.

Un esempio può illustrare come funziona il meccanismo. La Rete delle Biblioteche pisane è abbonata alla versione digitale, integrale, di alcuni quotidiani. Chiunque, con un codice che viene rilasciato gratuitamente dalle biblioteche, può collegarsi e accedere ai giornali da casa. A meno che qualcun altro non l'abbia fatto prima di lui, perchè ogni abbonamento può essere utilizzato in contemporanea da un solo utente. La Rete delle 30 Biblioteche pisane ha circa 40.000 utenti e quindi uno potrebbe immaginare che 4 abbonamenti consentano solo a pochissimi di leggerli e che praticamente quasi nessuno acceda all'abbonamento on line dei giornali. Purtroppo non è così. Quasi sempre almeno un abbonamento è disponibile e spesso (specialmente dal primo pomeriggio in poi) gli utenti che si collegano possono leggere tutti e quattro i giornali. Che se ne deduce? Che per ora almeno in questa area del paese la disponibilità “gratuita” di risorse elettroniche non ha un impatto rilevante sull'incremento della lettura di testi strutturati (testi lunghi, come sono i giornali).

Un andamento analogo lo verifichiamo, come bibliotecari, anche per gli e-book e per altri testi digitali di saggistica e narrativa. Manca l'interesse a leggerli, il tempo è quello che è; e c'è scarsa abitudine a leggere. In sostanza non basta la crescita dell'offerta a far crescere la domanda. Almeno in questo settore. La conclusione quindi è che non basta avere una grande biblioteca digitale a disposizione né per aumentare il numero di lettori, né per veder crescere il numero di lettori forti.

Le ragioni di questa mancata esplosione di lettura a fronte di una gigantesca offerta di libri sono molteplici e complesse, ma sostanzialmente riconducibili a due fattori non facilmente modificabili. Cominciamo dai libri. Gran parte del patrimonio digitalizzato non è particolarmente appetibile per i lettori (e quindi non può avere un impatto significativo sulla lettura). Questo ha a che fare sul rapporto tra il libro e il pubblico ed è collegato all'indice di leggibilità dei libri. L'altro fattore è l'attitudine alla lettura da parte dei singoli lettori, che è un dato antropologico. Riguarda il fatto che lettori non ci si improvvisa, ma si diventa. Anzi “ci si costruisce”. E costruire un lettore è un'impresa difficile e faticosa. Su questo è il sistema paese a muoversi con lentezza. A cominciare dalla scuola e dalle famiglie. 

Lo sapeva bene e ne aveva scritto più volte il professor Enzo Catarsi, a cui la Regione Toscana ha recentemente concesso il Pegaso d'oro alla memoria, anche per il suo importante lavoro di ricerca proprio sul tema dell'educazione alla lettura e quindi sulla formazione dei lettori. Perché una cosa è certa: fino a quando non avremo tanti buoni lettori non sfrutteremo a pieno l'enorme offerta di lettura che internet ci regala.

Roberto Cerri

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