Attualità domenica 01 dicembre 2024 ore 07:00
La breve vita di Roberto Mangoni

Nel suo Blog #TuttoPiombino lo scrittore Gordiano Lupi ricorda il giovane amico calciatore scomparso prematuramente a 31 anni
. — Roberto Mangoni lo conoscevo bene. Avevamo frequentato la stessa classe nella scuola elementare della maestra Maria Luisa Pacifici - un’istituzione a Piombino - e avevamo cominciato a giocare a calcio insieme nel NAGC del Piombino, ai tempi del grande Dino Nassi, del fido Moscardini e di Claudio Bianchi segretario. Facevamo anche i raccattapalle la domenica pomeriggio quando giocavano i nostri beniamini in maglia nerazzurra, orgogliosi di prendere il pallone sfuggito in fallo laterale a gente come Pierozzi e Zecchini, Del Sante e Pallavicini.
Altri tempi che adesso vengon le lacrime agli occhi a ricordare le corse verso lo stadio, passando dal Chiassatello e da un passaggio a livello che non c’è più, per non far tardi in campo, salire le scalette e vedere un’immensa architettura in mattoni rossi e un cancello verde in ferro battuto.
Nel 1970 giocare nei ragazzi del Piombino era un onore, una soddisfazione non da poco, lascia stare se non faceva per me, al punto che mi son messo a fare l’arbitro, ché tanto bravo non ero con i piedi, resta il fatto che dal Magona il mio cuore non se n’è mai andato.
Roberto Mangoni, invece, nel Piombino c’è rimasto tanto, lui era un calciatore vero, si vedeva sin da piccolo, preciso, metodico, tedesco (anche nella pettinatura e per i capelli biondi), sul tappeto erboso come a scuola. Alle superiori aveva frequentato il Liceo Scientifico, ci eravamo un po’ persi, io ero al classico, entrambi in via Cavour, poi ci incontravamo sul campo, da avversari, lui capitano della squadra io con la giacchetta nera. Ma era un bell’avversario, rispettoso e corretto, come ce n’erano pochi per davvero, coscienzioso in tutto, negli studi come nella preparazione atletica, cresciuto da Batistini e Cattaneo nei pulcini, quindi da Giuliano Cioni nel campionato Dante Berretti, un ragazzo d’altri tempi.
Roberto era un professionista, caparbio e determinato, attaccato ai colori di quella maglia nerazzurra che per anni ha indossato, quasi sempre con il numero sei dietro le spalle, il suo ruolo preferito, da battitore libero.
Tutti prevedevano un grande futuro per Roberto, debuttante a 16 anni contro la Sampdoria in amichevole al Magona, quindici minuti a marcare il mitico capitan Orlandi in uno stadio al limite della capienza, un pubblico che non vedremo più, a Piombino. Purtroppo la carriera di Roberto non è andata come previsto. Alcuni anni nel Piombino, lega giovanile e un paio di gare in serie D, quindi Venturina in Promozione, Chiusdino in Seconda Categoria, ancora Venturina, infine allenatore (molto amato) dei giovani venturinesi.
La vita di Roberto è volata via in un campo di calcio, un giorno infausto - sabato 16 febbraio del 1991 -, sulla linea della fascia laterale, arresto cardiaco a Nomadelfia, durante una partita amatoriale con indosso la maglia del Buriano.
Roberto aveva soltanto 31 anni, era nel pieno della forma fisica, anche se con il calcio importante aveva smesso presto, per dedicarsi allo studio e poi al lavoro.
Nel tempo libero non poteva fare a meno di allenare i bimbi del Venturina e quando veniva il sabato scendeva in campo come allenatore - giocatore degli amatori di Buriano, seconda casa dopo la sua Piombino.
Trenta minuti di gioco maledetti e il cielo se lo porta via, non serve una respirazione bocca a bocca, neppure la corsa disperata in ambulanza verso l’ospedale. Roberto aveva un legame forte con Buriano, prima carabiniere di leva nel paese, poi calciatore a difendere la maglia maremmana per tutti i campetti sterrati della provincia di Grosseto. Allegro e gioviale, battuta pronta, amico di tutti, sempre il primo ad arrivare al campo e l’ultimo a lasciarlo, metodico come da ragazzino, appassionato come un principiante.
Ricordo una lunga estate di scorribande giovanili passata insieme, ricordo gli scontri in campo sempre cavallereschi, ricordo un sorriso aperto e la passione, ricordo qualcosa di perduto per sempre. Ma non si muore davvero fino a quando qualcuno continua a rammentare la tua vita. E io cerco di renderti immortale.
Gordiano Lupi
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