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Attualità domenica 30 agosto 2020 ore 09:00

Arialdo Monticelli, detto Carabina

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia “Arialdo Monticelli, detto Carabina” di Gordiano Lupi



PIOMBINO — Figlio di Paola e di Luigi, Arialdo Monticelli, in arte Carabina, non era un barista della vecchia Piombino: era il barista. Erano i tempi del Bar Excelsior (non ancora sala giochi gestita dal burbero Gano), un locale elegante che ha fatto la storia di Piombino, al quale noi ragazzini degli anni Sessanta ci avvicinavamo con timore e sacro rispetto. Carabina serviva ai tavoli del Bar Excelsior gestito dal mitico Dante Mazzei, con classe ed eleganza, come un antico sommelier del tempo perduto. Arialdo Monticelli è entrato nella leggenda, celebrato da Franco Micheletti nel fondamentale Piombino com’era, ricordato per la testa calva alla Yul Brinner e per la sopraffina classe inglese che lo rendeva un maître di sala senza rivali. Eravamo nel primo dopoguerra, Piombino rifioriva, il calcio faceva sognare, la Lega Navale ospitava feste e veglioni, persino film straordinari come L’ombra della valle, i locali pubblici sfoggiavano classe e splendore. Dante Mazzei e Arialdo Monticelli non erano i soli grandi baristi del tempo, abbiamo già parlato dei fratelli Pellegrini e del Bendinelli (andrebbe approfondito!), abbiamo detto del Pastori e dei suoi dolci dal gusto inconfondibile, il Nazionale ha avuto persino l’onore di un libro scritto da uno dei suoi ultimi gestori: Alessandro Fulcheris. Arialdo era figlio d’un marinaio, si formò lavorando al magazzino del pesce dal Tondellini; aveva solo dodici anni quando si vide affibbiare il soprannome che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita. Arialdo lavorava nel negozio, sopra un tavolo c’era una carabina, il Tondellini gli diceva sempre: Lasciala stare che è carica! Ma lui niente … un giorno partì un colpo e prese il Tondellini alla gola. Poteva essere una tragedia, ma finì bene, con il Tondellini a tamponarsi la gola e Arialdo spaventato a gridare: Sono stato io! Quel pallino di carabina è rimasto conficcato per sempre nella gola del Tondellini, per fortuna non è stato fatale, ché il più famoso mercante di pesce piombinese è campato fino a ottant’anni. Arialdo divenne per sempre Carabina, nome indelebile con cui ancora oggi viene ricordato. Lavorare al fianco di Dante Mazzei al Bar Excelsior non era cosa da poco, lui svolse quel compito con stile sopraffino, senza sbagliare mai un ordine, soprattutto senza scrivere un appunto, ricordando sempre commesse e posizioni dei clienti, ché la sua memoria era formidabile. Trillava il vassoio sull’indice come un giocoliere, come un funambolo che si esibiva nel circo della vita, quindi serviva ai tavoli con il sorriso sulle labbra e la battuta pronta. A un certo punto Carabina divenne così bravo ed esperto che si mise in proprio, prese in gestione il Bar del Cinema Odeon, un posto di classe che con lui divenne ancora più elegante. Lo vedevi servire ai tavoli tra via Fragola (il vecchio nome di via Lombroso) e via Tellini, giacca bianca e camicia candida, inappuntabile fiocchino nero, testa calva e voce cordiale. Ti invitava a consumare come se entrare nel suo locale facesse parte d’un sogno, fosse un regalo capace di rendere più lieve la vita. Carabina, datore di lavoro esigente e professionale, ha insegnato il mestiere a molti; quando decise di smettere con il lavoro era il 1972 e lui sentiva che un’epoca stava finendo. Avevo solo dodici anni, per fortuna ho fatto in tempo a vederlo. Quando passo da corso Italia, dove un tempo c’era il Bar Excelsior, mi sembra ancora di sentire la sua voce suadente che mi spinge a seguirlo lungo via Fragola, dove un locale che si trova proprio accanto al cinema Odeon serve come in un sogno aperitivi e caffè, dolcissime madeleines dei giorni andati.

Arialdo Monticelli, detto Carabina, nato l’11 novembre del 1910 e morì il 12 novembre del 2004. Le notizie sono state raccolte grazie alla collaborazione della figlia Vanna Prefaut e all’opera encomiabile di Franco Micheletti (Piombino com’era, Il Foglio Letterario Edizioni, Piombino, 2016).

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


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