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Attualità mercoledì 15 febbraio 2017 ore 10:26

Cambiano i numeri della crisi Unicoop Tirreno

Dall'incontro che si è tenuto a Roma il 14 febbraio si riducono le chiusure e le cessioni dei negozi, anche se i nodi da sciogliere sono sempre molti



PIOMBINO — Si è tenuto il 14 febbraio il quarto incontro della trattativa sulla crisi di Unicoop Tirreno. Dall'Unione Sindacale di Base sembrerebbero esserci dei piccoli passi avanti anche se "i nodi importanti devono ancora essere sciolti".

In primis sembra assottigliarsi la lista dei negozi da chiudere o cedere, passando quindi da 21 a 18, risparmiando insomma Velletri, Fornoli, Pieve Fosciana e Tuscania, mentre il negozio di Terracina recentemente ceduto dovrebbe tornare proprietà Unicoop. Quindi per i negozi toscani dovrebbe rimanere tutto com'era stato stabilito relativamente alle 6 chiusure (leggi l'articolo correlato).

Questo dato comporta la conseguente riduzione del numero complessivo di esuberi, che passa da 481 equivalenti full-time a 463. A questo dato positivo vanno anche aggiunti (dati provvisori) circa 30 richieste di esodo volontario e una sessantina di lavoratori in esodo in quanto agganceranno da subito una finestra pensionistica.

"L’Usb tira dritto verso l’obiettivo, che per noi può essere soltanto zero licenziamenti e tutela per i salari. - si legge in una nota - L'incontro del 14 ha portato piccoli passi in avanti che non riteniamo assolutamente sufficienti. Abbiamo chiesto a Unicoop un cambio di passo che consenta concretamente di dare sicurezza ai lavoratori in termini occupazionali e salariali. La trattativa è molto complessa e dall’esito per nulla scontato, non abbassiamo la guardia, determinati a raggiungere il risultato".

Non è dello stesso avviso la Uiltucs secondo la quale "se su alcuni aspetti si è potuto avere margini di chiarezza, su molti altri l’impostazione dell’impresa è apparsa assolutamente approssimativa e incompleta. - si legge in una nota - Sembra ci siano spazi per il contratto di solidarietà sulla rete vendita, ma l’impresa lo esclude sulla sede, dove secondo le organizzazioni sindacali manca un modello organizzativo certo che riveda ruoli e responsabilità". Altra nota dolente è il contratto integrativo nazionale, come segnalato da Filcams Cgil.

Intanto sono stati calendarizzati nuovi incontri per fare il punto su quanto c'è ancora da chiarire.


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