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Attualità domenica 04 marzo 2018 ore 07:00

Piombino, la Roma e la Serie B

Foto di: Riccardo Marchionni

"Piombino, la Roma e la Serie B" su TuttoPiombino di Gordiano Lupi



PIOMBINO — Parte Seconda

Nel 1951 il Piombino resta a lungo capolista, al punto che molti sognano a occhi aperti la serie A, specie dopo la vittoria sulla Roma. 

È la nona giornata del primo campionato di serie B e la città è invasa da bandiere giallorosse, torpedoni e treni speciali. Franco Biegi, in un articolo del Tirreno di Livorno datato 1996, ricorda diecimila romani che in realtà sono soltanto quattromila, ma si sa che il tempo ingigantisce le cose. In ogni caso è vero che sembra d’essere a Roma, si vedono solo le loro bandiere che alla fine arrotolano silenziosi sotto i fischi dei piombinesi riuniti sulla via Provinciale all’uscita della città.

Il Piombino batte la Roma e balza in testa, ma chiude il campionato solo al sesto posto dietro Roma, Brescia, Messina, Genoa e Catania. Il sogno della massima serie sfuma e forse è meglio così perché la squadra vive sull’entusiasmo della matricola e sul catenaccio inventato da Baldi che schiera un calciatore nel ruolo di battitore libero. 

Difesa e contropiede sono le armi tutte italiane di quel Piombino che sconfigge la Roma di Nordhal II, Andersson e Sundqvist in quello storico 18 novembre. Le reti portano la firma del bomber Biagioli (doppietta, una su rigore) e di Montiani. Di quel Piombino ricordiamo con simpatia il velocissimo maestro elementare Zucchinali che correva i cento metri in undici secondi netti e anche i fratelli Bonci (Irio ed Emilio), piombinesi di scoglio, schierati uno come centrocampista, l’altro da battitore libero. 

Ma tutta la squadra merita un ricordo perché era un gruppo valido e compatto, una vera compagine leggendaria. Il portiere Carlotti, una sicurezza del reparto arretrato, Mezzacapo, piombinese purosangue idolo del Cotone, Coeli, spietato francobollatore di attaccanti, Ortolano, mediano redditizio e scaltro, Lancioni, abile sia di piede che di testa, Morisco, infaticabile ala tornante, Biagioli, attaccante fiorentino veloce e furbo, Cozzolini, mezz’ala sistemista, Bodini e Montiani, attaccanti puri, capitan Zucchinali, personificazione umana del simbolico topolino nerazzurri. 

Era una squadra fatta di operai per una città operaia che viveva e lavorava per la sua domenica di calcio, costruita pezzo per pezzo da un allenatore intelligente come Fioravanti Baldi. La partenza di Baldi per altri lidi fa presagire l’inizio del declino, prima con il fiorentino Nello Bechelli con cui il Piombino si salva a stento, poi con l’allenatore-giocatore Ferruccio Valcareggi (ha trentatré anni e fa il centromediano) che arriva nel periodo di crisi nera della Magona. Nel 1953 - 54 giunge la prevista retrocessione in serie C, anticipata dalla chiusura dei cordoni della borsa da parte di una Magona sempre più in difficoltà. 

È proprio il caso di dire che a Piombino tutto ruota attorno all’acciaio, pure le fortune calcistiche. Sino a quando la siderurgia è il motore trainante della città le cose girano a dovere. Il pallone si sgonfia senza rimedio con la chiusura della Magona (1955), vero sponsor delle locali glorie calcistiche. Dal 1955 in poi è tutto un susseguirsi di alti e bassi con un vivacchiare tra Serie D e campionati dilettanti. Si pensa di aver toccato il fondo nel 1987 con la retrocessione in Seconda Categoria, ma al peggio non c’è mai fine visto che la stagione 2004 - 2005 vede l’Atletico Piombino iscritto al campionato di Terza Categoria

Adesso la rinascita si chiama Eccellenza e molti fattori fanno sperare per un futuro ancora più interessante… 

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


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