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Attualità domenica 26 febbraio 2023 ore 08:11

Le belle bandiere del Cotone

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia “Le belle bandiere del Cotone” di Gordiano Lupi. Foto di Riccardo Marchionni



PIOMBINO — È Carnevale, tra sole e solitudine. Piombino spalmata come fango sulla splendida lama del mio cielo, verso sera, quando intorno più non brucia il tepore d’un antico sole; una casa con persiane verdi, il vuoto abbandono d’una linea ferroviaria, le canne d’una campagna desolata, la piccola chiesa in faccia a quel che resta delle macerie d’un tragico altoforno. Il Cotone, ammasso di facciate tutte uguali, colore scrostato e salmastroso, nostalgia e un fiume di ricordi, prima che lo scirocco tolga alla mia sera la crudezza di questa primavera non fiorita sotto il povero sole di febbraio. Corri dove ti porta il vento, auto proletaria, per strade segnate dal sole, verso il Cotone dei poveri d’un tempo e del presente, tra sfondi di perduto acciaio, murales periferici, recinti dipinti, sculture per caduti sul lavoro. Case piccole e alti palazzoni fan da cornice a pini marittimi caduti, file di vecchi condomini popolari, bar intristiti, circoli Arci del perduto acciaio. Una strada in salita, sul limite del borgo, luce a striscio che smarrisce la sua essenza, tra giardini neri, simulacri d’industria sbriciolata. Panorama inconsueto, modificato dal correre dei giorni, dove puoi vedere ancora - come un tempo! - ragazzi palla al piede nei cortili. Giacche per terra delimitano porte improvvisate, piccoli Tarik del mio presente, calciatori del prossimo futuro, correre come pazzi dentro la borgata, tirare calci al vento e a quel pallone. La partitella nel cuore del Cotone, al parco erboso, tra cipressi e platani, pure nei giardini, nel piazzale sotto il monumento a una famiglia che attende un operaio che più non torna. Corre il pallone tra case tutte uguali, facciate screpolate, sogni stemperati da un’impossibile voglia di futuro, verso un cortile tagliato dalla luce del sole che sorge; un portiere vola tra pali immaginari e l’autobus delle sette arranca per la Provinciale, accanto al negozio di giornali, a quel che resta d’una parrucchiera, purtroppo niente, solo una vecchia insegna. Ma non credere che il Cotone sia una borgata in abbandono. Le grida della partitella, un soffio di nuova primavera, vita che scorre come sempre, tra frammenti di cielo, in un mondo di luci, stelle, luna, e nere nuvole, come se intorno ci fossero solo frantumi scintillanti.

L’auto proletaria percorre via Pisacane diretta a Colmata, passa dal Gagno, sopra la collinetta, tra gli spazi celesti, nelle distese di piccoli borghi periferici; avanza per la Geodetica, tra Fiorentina e una città di mare violentata, assopita nel dolore mattutino. Aria invernale, odor di primavera, tra i sogni delle dieci del mattino e i panni tesi che sanno di miseria; il sole vero, i muri della fabbrica, tutto quel biancore, la polvere del quartiere, gli stracci di lana, le giacchette grigie, le felpe di cotone, i calzoni sgualciti degli operai d’un tempo. All’improvviso il volto di tuo padre, una smorfia amara è il suo sorriso che viene dal passato, più non attende il sol dell’avvenire e non ricorda il sogno d’una cosa; basta il caldo buono d’una nuova primavera, oppressa dal ricordo d’altre primavere, sepolte dal tempo, in quello stesso borgo, pronte a risorgere tra muri e antiche strade. Belle bandiere rosse del passato che sventolavano in borghi proletari, che rosseggiavano con la fulgida miseria, dai bucati di famiglie di operai, so per certo che non ritornerete, belle bandiere dei Sessanta e dei Settanta, stemperate nel sole del passato, il mondo è cambiato, noi stiamo a guardare, spettatori di tutto quel che è stato, scrutatori del certo e dell’incerto, ma incapaci di comprendere il futuro.

Fonte di ispirazione: Le belle bandiere di Pier Paolo Pasolini

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


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