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Attualità domenica 02 ottobre 2022 ore 08:14

Piccola storia della Chiesa dell’Immacolata

La chiesa dell’Immacolata (Foto di Riccardo Marchionni)

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia Gordiano Lupi ripercorre la storia della chiesa dell’Immacolata vista la recente riapertura



PIOMBINO — Oggi che la Chiesa dell’Immacolata è stata restaurata ed è pronta per una nuova vita, sulle orme di Mauro Carrara e dei suoi preziosi testi, ma anche di alcune schede di Giuseppe Cavicchioli ripercorriamo la storia della parrocchia cittadina.

La prima chiesa francescana a Piombino, edificata fuori le mura, tra il Torrione e la Cittadella, risale alla metà del Duecento. Ci sono molti documenti che lo provano, persino un disegno del Quattrocento che mostra la chiesa, un piccolo convento e un ospedale. Tutto questo nel 1543 non c’era più, fu demolito perché non diventasse un possibile rifugio per i nemici durante eventuali assedi, come quello del 1448 di Alfonso I di Aragona. Nel 1482 i francescani presero possesso del Monastero di San Giustiniano di Falesia, al posto delle Clarisse, che l’avevano avuto dai Benedettini, poi Iacopo VI Appiani ospitò i frati nel Palazzaccio, sede del Comune, e solo nel 1557 ebbero una loro chiesa dedicata a San Francesco, con annesso convento. Fu qui che restarono fino al 4 Aprile 1806, quando il principe Felice Baciocchi (marito di Elisa, sorella di Napoleone) per decreto soppresse chiese e ordini religiosi.

I francescani tornarono a Piombino nel secolo XX, ma fu solo il 13 Agosto del 1914 che ebbero la Parrocchia dell’Immacolata, retta da Padre Francesco Bettazzi, riconosciuta ai tempi del grande Padre Giustino Senni, il 23 Gennaio 1921.

La Chiesa dell’Immacolata Concezione, con il suo convento, nacque come luogo marittimo di cura e riabilitazione per i frati francescani della Toscana. La scelta cadde su Piombino dopo aver valutato diverse opportunità costiere e i finanziamenti vennero dalla benefattrice Luisa Zei Barcali di Firenze, che collaborò alla costruzione, diretta dal Superiore Padre Evangelista Cesari. La realizzazione porta la firma dell’architetto e ingegnere fiorentino Attilio Razzolini, che pose la prima pietra il 20 Dicembre 1899 e si occupò sia della chiesa che del convento. Per le rifiniture e gli abbellimenti non dobbiamo dimenticare il pittore Pietro Saltini e lo scultore Vittorio Pochini, tra gli artefici citiamo anche Antonio Salvetti ed Henri Comenis (come recita una lapida marmorea decorata con un angelo del 1901). Il terreno fu acquistato dalle famiglie Mazzarri e L’Hermite. Fu scelto uno stile neogotico perché considerato più idoneo a elevare l’anima al cielo e per ottenere un colloquio diretto con Dio.

Iscrizione in latino su chi fece il convento

Un giornale fiorentino del tempo, Il Fieramosca del 27 Dicembre 1901, scriveva un pezzo intitolato Il nuovo convento di Piombino. Riportiamo alcuni brani dell’articolo, lasciando intatta la bellezza del linguaggio del primo novecento. “Qualche settimana fa una corrispondenza da Piombino al Fieramosca annunziava che si era inaugurato un nuovo vastissimo convento de Francescani, diceva che si trattava di una delle più belle costruzioni che siano sorte in Italia in questi ultimi anni … Ho potuto procurarmi due schizzi dell’architettura di questo nuovo edifizio, dovuto all’intelletto artistico e al valore di un nostro concittadino, l’ingegner Attilio Razzolini, che da qualche anno dedicava gran parte della sua operosità a questo lavoro che lo ha messo in grado di essere annoverato fra i migliori architetti d’Italia. Ed anche a un fiorentino è dovuta tutta l’opera di adornamento del grandioso edifizio: a Vittorio Pochini, mente di artista originalissima, che ha eseguito delle magnifiche lunette per la porta esterna e per gli altari della chiesa, ed ha modellato dei bellissimi medaglioni per i pannelli del chiostro, rappresentanti i dottori della chiesa che appartennero all’ordine francescano”.

La prima famiglia religiosa dei frati minori osservanti si insediò il 13 Maggio 1902, superiore Padre Salvatore Fabbri, consacrazione della Chiesa il 24 Giugno 1902, alla presenza del Vescovo, Monsignor Giovanni Battista Borachia. La Chiesa dell’Immacolata diventava la seconda parrocchia cittadina, dopo quella di Sant’Antimo Martire, utile per le nuove esigenze, visto l’incremento demografico dovuto alla presenza delle industrie.

La Chiesa dell’Immacolata e il suo convento, dal 1922, divennero sede di una famiglia di suore francescane minime del Sacro Cuore di Poggio a Caiano, che dal 1925 gestì un orfanatrofio femminile, fortemente voluto da Padre Giustino Senni. I locali dei frati furono separati dalla zona riservata alle suore tramite la chiusura delle arcate del chiostro, dove Padre Senni, per ovviare alla mancanza delle strutture del Cotone, distrutte dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, fece costruire una cappella, i laboratori, l’asilo, il teatrino e il refettorio. Paolina fu la prima bambina dell’orfanatrofio, la fondatrice, come diceva Padre Giustino Senni, che si occupava con amore di tutti, anche di chi dileggiava e insultava i frati. Il vincolo tra il convento e la città con il passare del tempo è diventato sempre più forte, anche se nei primi anni del secolo non tutto andava per il verso giusto, viste le gravi differenze sociali, gli scioperi e le mancanze diffuse.

La Chiesa dei Frati dell’Immacolata, negli anni è diventata un punto di riferimento, il luogo ambito dove sposarsi, per la scalinata, per la bellezza dei suoi interni, per la vista dall’alto sulle isole del promontorio, sulla Cittadella e sulla via San Francesco che porta al centro cittadino.

Il progetto “Parco Orto dei Frati”

La Chiesa dell’Immacolata ha donato alla città, in tempi recenti (dal 2007 al 2010), l’Orto dei Frati, non tanto per il parcheggio, quanto per lo spazio aperto al pubblico e per il giardino che si può vedere da un’ampia cancellata, frutto di un lungo lavoro che ha abbattuto il grigio muro tra via Pascoli e via Senni (prima via Firenze), mantenendo alcuni manufatti storici, come la Casa di Bibi (dal nome della persona che ci viveva e che aveva il compito di curare l’orto), ampliando la strada e conferendo a tutta la zona un’ariosità maggiore. Un tempo, lungo il muro, che delimitava l’orto e a fianco della casa, c’era un grande fico i cui rami sconfinavano sulla via pubblica. Va da sé che quando maturavano i fichi, noi ragazzi, muniti di una canna, facevamo incetta dei dolcissimi frutti. La Casa del Fanciullo, invece, situata alla sinistra della chiesa e affacciata sul mare, è stata luogo di aggregazione per i ragazzi della mia generazione, anche se oggi pare aver perso l’importanza di un tempo, quando non era facile trovare in un solo luogo un piccolo campo di calcio, un bar, un campo di basket e altre attrezzature sportive. Alla Casa del Fanciullo si riunivano gli scout e i primi gruppi giovanili, come Esperienze e Incontri, che davano vita a una rivista e a tante iniziative che coinvolgevano la parte migliore della cristianità piombinese.

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


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