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Attualità domenica 12 settembre 2021 ore 07:48

Mica si frigge coll’acqua!

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia un'altra serie di modi di dire raccolti da Gordiano Lupi. Foto di Riccardo Marchionni



PIOMBINO — Piombino e la Maremma sono terre di modi di dire legati alla cucina, anche perché il cibo è buono, si mangia bene, le persone sono piuttosto esigenti, si vantano persino di non avere posto per erbaggi vari nel proprio stomaco, buoni per bovini e per capre, insomma non proprio appetibili. Come disse Cristo ai discepoli suoi, non mangiar rape perché son cibo da buoi, esemplifica bene il concetto, anche se molti dimostrano la loro avversione solo per un certo tipo di vegetale: Broccoli e insalata li mangerei coll’occhi! Mi son venuti a noia questi finocchi!

Passiamo a un tema culinario interessante e appetitoso come la frittura. A Piombino fino a pochi anni fa mettevamo su un grande padellone per la sagra del pesce dove friggevamo enormi quantità di pescato da paranza e crostacei. Tutto sacrificato agli eventi musicali, ormai, le tradizioni sono ombelicali, sembrano poco importanti per il nuovo modo di concepire il turismo. In questa sede interessa il detto Mica si frigge con l’acqua, noi! che sta a significare che non siamo certo scemi, non abbiamo l’anello al naso, sappiamo bene come devono essere fatte le cose. Il detto è la risposta servita in tavola a chi si meraviglia che una cosa sia stata fatta a modino, per continuare a parlare livornese, ovvero senza nessun errore, con estrema cura ed efficacia.

Andiamo avanti con il cibo. A Piombino la parte interna del pane non si chiama mollica, da sempre i nostri vecchi la definiscono midolla, termine che presenta una sua nobiltà, deriva dal midollo delle ossa e delle piante, ma è anche un modo arcaico per definire la parte bianca del pane, usato pure in poesia. Restiamo al cibo con un detto, che forse viene da Livorno, città simbolo di tutte le cose esagerate: Quando voglio morì mangio un ombrello e poi lo apro! Sempre molto labronico, ma usato anche a Piombino è il refrain (spesso canticchiato): Beviti meno ponci / vedi come ti conci!. Inutile dire che il ponce è la tipica bevanda livornese a base di caffè nero, limone, zucchero, spezie e rum di bassa qualità.

Divaghiamo dalla cucina per un modo di dire piuttosto volgare che si tramanda da generazioni e che sta a indicare un luogo lontanissimo, sempre esagerando, come nostra usanza. Sto parlando di in culo ai mori (variante anni Ottanta: in culimaia) che si dice in diverse occasioni. Facciamo alcuni esempi. Dove hai parcheggiato? In culo ai mori?Dove stiamo andando? In culo ai mori? L’espressione indica insofferenza per la lunga camminata espressa da un povero interlocutore stressato, che paragona la lontananza del luogo da raggiungere alla distanza dall’Africa (dove vivono i mori), mentre la variante anni Ottanta ci porta in Sudamerica, dove un tempo abitavano i Maya. 

Paese che vai motto che trovi, anche in cucina, persino quando stai facendo una passeggiata e non vedi la fine del percorso…

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


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