Attualità domenica 30 maggio 2021 ore 06:58
Mettici un po’ un toppino!
Prosegue la rassegna dei modi di dire piombinesi ricordati da Gordiano Lupi per #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia. Foto di Riccardo Marchionni
PIOMBINO — I modi di dire nostrani sono come gli esami di Eduardo, non finiscono mai.
Alcuni amici mi hanno fatto venire a mente il salto del boddo, immagine cara ai cacciatori di un rospo panciuto che fa dei salti talmente brevi, sul bordo dei fossi, che non si vedono neppure. Hai fatto il salto del boddo!, si diceva a una persona che non aveva fatto grandi progressi, avanzando in un progetto o in un lavoro in maniera quasi impercettibile.
Peccioli andò avanti a legaccioli! è un toscanismo in disuso che serviva ad apostrofare chi viveva improvvisando, una persona che invece di affrontare un problema e risolverlo definitivamente si limitava a fare un legacciolo (tecnicamente un rammendo a una corda, una giunta a una stringa).
Molto vicino a questo modo di dire il classico mettici un toppino! (rafforzato anche in mettici un po’ un toppino!), che deriva dai toppini usati per riparare le camere d’aria bucate, ma che si è esteso a significare l’inevitabilità di una cosa accaduta e a invitare a trovare una spiegazione per un evento straordinario, di fatto è una bella metafora perché quando una gomma si bucava un tempo non resta che metterci un toppino (adesso si cambia la gomma ché le camere d’aria non esistono più).
Il colpo del Farulli, invece è un detto elbano, ispirato a un personaggio realmente esistito: il dottor Farulli, medico dentista che operò sull’isola negli anni Trenta, famoso per la capacità che aveva di estrarre un dente con un colpo solo.
A Piombino andava di moda dire o dente o ganascia!, che era un po’ la stessa cosa del colpo del Farulli, metafora per uno che agiva in maniera risoluta, senza starci tanto a pensare. Pare che il famoso dentista tenesse appeso un cartello nella sala d’aspetto dello studio con il quale invitava i pazienti a prendere atto del fatto che lui agiva proprio così: o dente o ganascia! Per la cronaca è stata scritta e rappresentata una farsa in due atti sul famoso dottor Farulli che ripercorre le vicissitudini di un paziente vendicativo. In realtà pare che fosse il dott. Laghi il dentista elbano che cavava i denti guasti con un colpo solo. Morì sotto le bombe tedesche insieme al fido San Bernardo che gli comprava il giornale e gli faceva la spesa.
Se siete vecchi piombinesi avrete spesso sentito l’espressione pidocchio! pidocchio! indice di testardaggine, di una persona che - nonostante abbia ricevuto l’invito a non dire una certa parola o un determinato concetto - la ripete di continuo per fare dispetto all’interlocutore, insistendo in un certo atteggiamento.
E poi il mal voluto (cercato) un’è mai troppo! quanto ce lo siamo sentiti ripetere da genitori e nonni se ci mettevamo volontariamente in situazioni difficili e chiedevamo aiuto.
Quando non vedevamo l’evidenza, invece, era d’obbligo il classico E che c’hai le cispie agli occhi? Poco importa che in italiano si dicesse cispe, contava far capire all’interlocutore che doveva aprire gli occhi e rendersi conto di quel che stava accadendo. Mio padre era un pozzo di modi di dire, forse elbani, ci sta che qualcuno l’avesse inventato, cose come In questa casa mica si lega la vigna con le salsicce! che mi sentivo gridare contro ogni volta che pretendevo acquisti esorbitanti per il nostro tenore di vita, magari una maglietta firmata o un fumetto troppo costoso. Il modo di dire andava di pari passo con l’altrettanto esplicito Non c’abbiamo mica i beni al sole!, che nel periodo del boom economico (primi anni Sessanta) era solito rafforzare con la frase: Dicono che sia arrivato il boom, ma a noi ci deve aver scansato! Non abbiamo mica finito.
La saggezza dei vecchi detti ci accompagnerà ancora per molte puntate.
Gordiano Lupi
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